Perché il football Americano?
Il motivo per cui cominciai la mia avventura nel F.A. è storia: il film “quella sporca ultima meta”. La possibilità che questo sport dava a tutti di partire ad armi pari e misurarsi lealmente, a prescindere dall’importanza del nome del padre, dai soldi di famiglia, dall’aspetto fisico, e da tutte quelle cose che spesso riteniamo discriminanti nella vita comune mi affascinava. Il F.A. non c’era e noi ce lo inventammo. Jonnhy Colombo, più sfortunato di me, in quanto poteva solo offrire questa opportunità ad altri, ma lui, per ragioni anagrafiche, non avrebbe potuto praticarlo, e un gruppo di ragazzi di Busto Arsizio ci mettemmo insieme e cominciammo a giocare. Tre squadre, tante passione, talmente tanta che in breve contagiammo mezza Italia. Era più facile? No, allora come oggi vi erano molte difficoltà, ma la determinazione e la convinzione di fare una cosa bella ci sorreggevano. Contribuimmo a far nascere i Giaguari, i Doves, le Aquile, se esiste il F.A. a Bolzano fu solo grazie alla generosità di Rhinos e Rams che accettarono di giocarsi un derby nella città trentina, al posto che affrontarsi in uno stadio milanese dove avrebbero riempito le tribune (tre pullman di tifosi al seguito solo da parte Rams). I primi anni giocammo, invitati i tornei contro le basi N.A.T.O., dove gli americani ammessi nelle loro squadre erano tutti. Perdemmo sempre tanti a pochi fino al giorno in cui i Giaguari di Torino non vinsero la prima storica partita: ebbene si, una squadra italiana, precisamente di Torino, aveva battuto una squadra composta da tutti giocatori americani di buon livello amatoriale. Improvvisamente le squadre italiane non poterono più giocare nel torneo delle basi N.A.T.O.. Il f.a. indigeno era cresciuto, i confini ci andavano stretti. Max Monti, giocatore Rams, trasferitosi a Lugano, fondò la prima squadra svizzera che fu ammessa al campionato italiano, senza poter omologare i risultati sul campo. L’allenatore di quella squadra ero io ed il centro era un tale Giorgio Volpi, che poi avrebbe fatto una grande carriera nel football, diventando il miglior defensive coordinator dei college dello stato dello Utah, ed oggi allenatore degli Skorpions. I confini italiani cominciavano ad esserci stretti e cosi partecipai con Jonnhy alla fondazione dalla European Football League (E.F.L. ) e potetti assistere alla vittoria italiana al primo campionato europeo in Germania. In quegli anni si cominciava a discutere su la opportunità di avere Qb americani, cosa fino allora proibita. Troppo il vantaggio di chi aveva iniziato prima e poteva disporre di qb con maggior esperienza. Le squadre nuove anziché pazientare e lavorare alla formazione di buoni giocatori italiani volevano riempire il gap velocemente e la possibilità di schierare un Qb americano illuse molti di poter colmare questo divario. Come è finita purtroppo è storia. Con l’arrivo dei qb americani l’Italia ha smesso di vincere in Europa, non è più stata competitiva, non solo, dando la possibilità a chi aveva più soldi di fare la squadra migliore si è venuto meno ai principi che avevano permesso a questo sport di diffondersi così rapidamente e in maniera così capillare. Non solo aumentando in maniera esponenziale il budget di alcune squadre, alcuni pescicani, che purtroppo esistono in tutti i contesti, si sono improvvisamente interessati ed avvicinati al F.A. , qualcuno si è proposto Presidente garantendoci l’entrata nel CONI, cosa realizzatasi ma a fronte di molti debiti federali, e della chiusura di molte squadre, così come si è realizzata la sua carriera politica (oggi è parlamentare), qualcun altro si è improvvisato Commisioner portando la Federazione all’onta del fallimento (oggi è direttore generale di una squadra IFL). Purtroppo la storia non fa differenza tra buoni e cattivi ma accomuna tutti sia nel bene che nel male, ma qualcuno, come il sottoscritto è ancora vivente e queste cose le ha vissute, se le ricorda e vuole ricordarle a molti che, non essendoci, o non essendo così addentro, queste cose non le sa. Non eravamo in molti e purtroppo non siamo rimasti in molti che hanno vissuto quel periodo. Il grande Vedovato, segretario inesauribile della Federazione, allora AIFA, Vincenzo Brambilla, Sergio Angona, Pietro Zoncati sono nomi che di quel periodo furono testimoni, e per alcuni versi artefici. Mi fa molto piacere quindi che quasi tutti siano oggi, come allora sotto l’egida della nostra federazione la FIF e sono contento che oggi come allora abbiamo contagiato con il loro e mio entusiasmo tutti coloro che tengono conto delle nostre esperienze. Sarò lieto di rispondere ad eventuali curiosità che vorrete soddisfare, vi conviene approfittare, visto che la memoria non dura in eterno. Se non volete pormi le domande sul forum per i Rams potete farlo ad ogni allenamento per i tesserati FIF ai prossimi camp di Bari e Brescia. Non permettete a nessuno oggi, come purtroppo permettemmo noi allora, di levarci il piacere di giocare per pigrizia e disinteresse verso le cose federali. La federazione è la casa dei giocatorie e delle squadre costruiamola insieme.