Gli americani pagati 2° parte
Abbiamo visto il motivo economico per cui per alcune squadre l’avere americani pagati può risultare vantaggioso, vediamo ora se almeno può essere utile. Da tutte le parti, in tutte le salse, opinionisti, consiglieri, allenatori scrivono, dicono predicano che il football è uno sport di squadra, lo sport di squadra. Ai giocatori esperti, reduci da molte battaglie piace questa sorta di fratellanza, ora c’è qualcuno che mi dimostra che ha legami di grande amicizia con uno dei prezzolati che sono passati nella loro squadra? Inoltre c’è qualcuno in grado di spiegarmi come fa un qb americano dal braccio d’oro insieme ad un ricevitore americano che è un fenomeno a completare lanci di lunghezza superiore a 30 yard se la linea italiana non gli garantisce 3 secondi di tempo? C’è qualcuno che mi spiega perché otto ragazzi dovrebbero allenarsi gratis per quattro mesi in attesa dei fenomeni americani, per difenderli sulla linea? Mi direte per la squadra, ma io vi chiedo cosa c’entrano con la squadra questi che vengono per i soldi? Qualcuno mi dirà, no ma guarda tutti questi sacrifici servono perché gli americani insegnano. Insegnano? Insegnano come difenderli per finire la stagione e tornarsene negli USA. Ditemi quanti qb forti sono usciti dai vivai italiani da quando abbiamo ammesso gli americani in quei ruoli? Se non altro quando avevamo solo il QB americano, se non altro, questi cercavano di insegnare ai wr come prendere la palla per fargli fare bella figura, poi perdevamo in Europa perche senza qb è difficile giocare, ma se non altro avevamo buoni ricevitori, oggi chi abbiamo? I pochi bravi vengono relegati a comprimari agli amichetti americani dei qb americani. Ovviamente sto parlando delle squadre che utilizzano giocatori americani, perché dove questo non è consentito ho visto grandi promesse, tanti bravi ragazzi che se aiuteremo a crescere potranno tra due o tre anni guidare al meglio la nostra nazionale. Oltre al discorso tecnico che già mi sembra sufficiente, esiste un discorso formativo: uno dei pilastri dello sport americano è l’alternanza dei vincitori, rivedono ogni anno i regolamenti per danneggiare chi risulta troppo forte o con troppo vantaggio rispetto ad altri, oltre che cercare di avvantaggiare lo spettacolo, i nostri geni presuntuosi permettono attraverso non una scuola migliore di altri, se non altro questa sarebbe copiabile da molti e farebbe il bene del football, no solo grazie al potere economico, di comprare i giocatori più forti cosi da continuare a vincere. Questo non è e non sarà mai lo sport che vogliamo. Noi vogliamo lo sport che insegni che le mete si conquistano con il sacrificio, con la pazienza, con il lavoro, con la crescita di tutti, insomma con la squadra. Dobbiamo combattere il qui e subito che è proprio della droga con la ricompensa posticipata: lavori, lavori ed otterrai risultati. Con questi principi il football è formativo, questo è lo sport che vogliamo e che ci battiamo per insegnare. Per avere un buon qb occorrono minimo tre quattro anni e dobbiamo consentirgli di crescere. Per avere un buon runner ci vogliono due anni minimo, poi oltre la tecnica deve prepararsi fisicamente, potenziare la velocità, la capacità di assorbire i placcaggi, l’abilità di seguire i blocchi, ci vuole tempo. Inoltre ci vuole una linea che apra lo spazio che permetta di esprimersi, ci vuole una difesa che permetta all’attacco di stare in campo quanto basta per far correre adeguatamente il runner, insomma: una squadra. Il messaggio che passa da chi vuole gli americani è: ci sono ruoli più importanti, infatti non ricordo centri americani, sebbene io reputi il centro il ruolo fondamentale per la squadra, se mi servono anni per fare un giocatore, lo compro e risolvo il problema. Per questo dietro a squadre che ragionano così non ci sono scuole, gli americani non attraggono, respingono. Non attraggono il pubblico perché se vogliono vedere i fenomeni accendono la TV e non attraggono i giovani perché non ci stanno a lavorare per poi essere messi da parte in stagione perché arriva il fenomeno mercenario. Attenzione io parlo di americani pagati, perché diverso sarebbe il discorso per chi avendo passaporto americano ma vivendo in Italia dovesse essere escluso dalla squadra solo per il fatto di essere americano. Se un giocatore fa la vita della squadra, si sacrifica con lei è trattato uguale a tutti gli altri secondo me ha tutto il diritto di competere per avere il posto in squadra, e americani così ne ho conosciuti e visti. L’obbiezione potrebbe essere come faccio a controllarlo? Facile, io sono uno di quei pazzi sognatori che penso che la lealtà sia un valore e che la disonestà non debba albergare tra i giocatori, per cui mi auguro che i dirigenti non si comportino in modo sleale, e se anche volessero farlo spero siano i suoi stessi compagni che si ribelleranno escludendoli dalla squadra o denunciandoli. Se cosi non fosse o non sarà ci si avvierebbe verso una nuova rifondazione, fino a quando la gente non avrà disgusto per uno sport che si deve rifondare ogni tre quattro anni. Io sono fiducioso, ho visto tanto entusiasmo nelle squadre e nei camp che ho frequentato, ho visto americani famosi contagiati da tanto entusiasmo venire ad insegnare gratis, ho visto dirigenti e manager lavorare gratis, o addirittura pagando loro, per permettere ai ragazzi di giocare ad uno sport pulito, credo che non sarà difficile emarginare quei pochi che su tanto entusiasmo vogliono riciclare i loro soldi o guadagnare un po’ di visibilità. Facciamolo noi prima della Guardia di Finanza, dei Carabinieri o dei media, facciamo prevalere i nostri valori e avremo vinto tutti il nostro SuperBowl.