Problema aribitri? Solo poche volte.

Questo week end lo ho dedicato a studiare il problema degli arbitri. Sono andato a vedere due partite di due diversi campionati Fidaf e mi sono reso conto che il problema degli arbitri non esiste. Ho meglio, non abbiamo arbitri preparati, ma questo è l’ultimo dei problemi, in quanto solo pochi sono in grado di capirlo. Il problema arbitri è un problema dirigenti, giocatori, allenatori. Si perché fino a quando i dirigenti permetteranno ad allenatori e giocatori e a loro stessi di pensare che gli arbitri determinano una sconfitta e li fanno diventare i colpevoli dei loro errori sarà sempre peggio. Viceversa alcuni arbitri hanno gravi responsabilità, ho visto una partita di A2 iniziare puntuale alle 19.30, peccato che l’ambulanza sia arrivata alle 19.50 e nessuno abbia detto beh.
Gli arbitri avevano preso parecchie cantonate, una grave per atteggiamento. Correttamente, il coach dei Guelfi, squadra ospitata, nel primo quarto, faceva notare l’errata applicazione di una regola, si parlava di un fallo dopo il punt avvenuto, ma gli arbitri non modificavano la loro decisione. Sicuramente non si può dire che la loro decisione abbia influito sul risultato, risultato che tutto il poco pubblico, diciamo gli infermieri, non potevano sapere in quanto tenuto segreto, si perché la federazione si guarda bene dal rendere obbligatorio un qualsiasi tipo di segnapunti, magari anche solo una lavagna, e i dirigenti se ne fregano, salvo poi lamentarsi del poco pubblico, ma ritengo la presunzione una grave colpa da parte degli arbitri.
Domenica mi sono recato a vedere una partita di Arena, serie inferiore, squadre con numeri di giocatori sufficienti ed adeguati, arbitri che con mio stupore, ma a mio avviso correttamente, hanno fatto iniziare la partita con venti minuti di ritardo, in quanto mancava l’ambulanza. Prima riflessione esiste qualcuno che queste cose le decide e le fa applicare o ognuno fa come gli pare? C’è una regola diversa tra A2 e arena? Poi constato che anche qui non c’è il tabellone, ma se non altro c’è uno speaker, un po’ troppo di parte secondo me, ma accontentiamoci,che aggiorna sul risultato, ci sono due squadre che si equivalgono e udite, udite, la tribuna è gremita. Per carità, non folle oceaniche, ma tribuna piena due /trecento persone. La cosa interessante è che l’ingresso è gratis, ma i panini giustamente si pagano e gli incassi vanno, almeno in parte alla squadra di casa. Un buon sistema per racimolare qualche soldo senza farti arrabbiare per dover pagare il biglietto. Bravi. La partita va avanti con fasi alterne ed io sebbene avessi promesso che tornavo presto, resto fino alla fine visto il risultato in bilico. Buona partita, risultato in bilico, tribune piene, sembrerebbe una bella giornata, ed invece anche qui a tempo scaduto qualcuno pensa bene di insultare gli arbitri. Non certo il Presidente, veramente molto sportivo e corretto, sempre sorridente anche quando sai e ti accorgi che vorrebbe spaccare il mondo, quello che una volta si definiva un signore, ma credo alcuni giocatori. Non li ho distinti, o solo visto volare delle flag a tempo scaduto. L’arbitraggio non era impeccabile, non lo sarà mai, nemmeno nella NFL, ma sicuramente omogeneo e ininfluente sul risultato. Allora bisogna fare alcune riflessioni: abbiamo un problema arbitri? Sicuramente si. Possiamo evitarlo? Sicuramente no, ma renderlo ininfluente, si . La prima cosa da fare è snellire il regolamento, la seconda cosa da fare è insegnarlo a tutti, soprattutto ai giocatori, la terza cosa è diffondere la cultura che qualcuno deve anche perdere, e se uno perde la colpa non è per forza di qualcun altro, ma può anche essere del perdente, e questo deve servire per migliorarsi. Se viceversa ogni volta che uno perde, la colpa deve essere del tempo, degli arbitri, della palla non facciamo un buon servizio al nostro sport e allo sport in generale. C’è però un problema di personalità degli arbitri, gli arbitri devono capire che loro possono sbagliare una interpretazione, possono non vedere una cosa o vederne un’altra, quello che non possono fare è il dire qui comando io e si fa così. Non è questo l’atteggiamento giusto. Il dire, mi spiace io ho visto così, otterrebbe il medesimo risultato senza irritare nessuno. Infatti che conta per la decisione di un arbitro non è cosa è successo, ma cosa lui ha visto. Non tutti gli angoli di visuale sono uguali, e davanti a una tale giustificazione nessuno si può arrabbiare, anzi si apprezza la sincerità. E’ solo l’esperienza e la visione dei filmati, che dovrà divenire obbligatoria per gli arbitri, che farà in modo che di partita in partita gli arbitri sceglieranno la posizione migliore in cui mettersi per vedere più cose possibili. Più cose possibili, non vuol dire tutto. Un’altra riflessione è che tutti sapevamo ad inizio stagione che avremmo avuto un problema con arbitri che dovevano crescere, non ho mai visto fare una polemica da una squadra che aveva vinto l’incontro. Quando le stesse perdono allora si solleva il problema arbitri. Il problema arbitri esiste, esiste perché fare l’arbitro è difficile, esiste perché loro sono inesperti , ma si trovano a discutere con chi pur essendo più inesperto di loro pretende di saperne di più. Studiamo tutti, giocatori, allenatori, dirigenti, i regolamenti. Obblighiamo i giocatori a fare una sessione con un arbitro prima dell’inizio dei campionati, snelliamo i regolamenti ed impariamo ad accettare le sconfitte. Credo che questa sia la strada per cominciare a risolvere il problema dell’arbitraggio, ma soprattutto cominciamo a pensare che arbitrare non è facile. Su questa filosofia però, puniamo gli arbitri che fanno cominciare una partita senza l’ambulanza, se questo dice il regolamento e puniamo gli arbitri che avendo visto correttamente quello che è successo non sanno come si applicano, in base al regolamento, i falli rilevati. La differenza tra un fallo dopo il cambio di possesso, o prima non è cosa da poco, e non dipende dall’esperienza ma dallo studio. Mettiamoci tutti un po’ di buona volontà e non cerchiamo sempre i colpevoli per i nostri errori.Ammesso che siano errori, pechè non sempre chi perde deve aver sbagliato spesso è solo meno forte.