Chi va piano…

I mali del football nascono da lontano ma uno dei mali che solo recentemente si è consolidato è il delirio da presidenza. Ormai in Italia una presidenza non la si nega a nessuno e per cui basta che uno oggi apra un sito internet ad un costo relativamente modesto ed ecco fatto, nasce una nuova squadra di football. Poi se questa si limiterà ad un organico di 10 giocatori chi se ne frega, l’importante è che il delirio da presidenza sia soddisfatto, il delirio da Head coach pure, cinque magliette ed un logo lo faccio e stai tranquillo che una federazione che mi ospita la trovo. Questo non è un modo sano di crescita per nessuna cosa. Quando il football nacque, o quando nasce qualsiasi cosa avviene per necessita fisiologica del gruppo non del singolo. L’esempio che più rende l’idea è quello dello sciame, solo quando il numero di api raggiunge livelli di guardia la natura fa si che arrivi un’altra regina e lo sciame si divide, avendo buone possibilità di sopravvivere. Qui invece, forse per mancanza di identità ci sono molti eunuchi che pensano di essere regine. Le squadre non crescono con pazienza piano, piano, consolidandosi e solo quando il numero di giocatori è veramente esagerato alcuni scelgono la diaspora, avendo però fatto comunque un percorso di apprendimento non solo del gioco, ma anche dell’organizzazione della società, no la guerra tra federazioni sta portando alla politica basta scrivere un nome, poi chi se ne frega. Questo è fortemente diseducativo e va esattamente nella direzione opposta a quella in cui lo sport dovrebbe andare. Lo sport è disciplina, rispetto delle regole, allenamento, condivisione viceversa quello che questa politica sta insegnando è: non ti preoccupare, è l’allenatore o il presidente che non capisce tu vai via e fai la tua squadra. Poi quando fallisci pazienza, sarà colpa della società tutta che non ti ha capito. Stiamo recependo le cose peggiori dello sport professionistico italiano senza renderci conto della gravità. Noi come educatori insegniamo ai giovani al rispetto delle regole, il calcio da l’esempio con privilegiati che guadagnano milioni che i contratti sono carta straccia, che non si gioca per la maglia, ma solo per chi paga di più. Questa è una vergogna che federazioni, società, presidenti dovrebbero stroncare. Le federazioni dovrebbero chiedere garanzie alle società che intendono affiliarsi, cosi come il Coni chiede garanzie alla federazione. L’osservatorio non è un invenzione stupida, ma il controllare che uno faccia le cose seriamente. I due anni di osservatorio non sono il minimo sindacale avendo poi la certezza di essere ammessi al Coni, ma un periodo minimo di cosa ben fatte, non di cose solamente fatte. Trascorso tale periodo poi il Coni potrebbe suggerire diverse posizioni prima di dare l’imprimatur di federazione, per esempio esiste il protettorato. Cosi le federazioni dovrebbero comportarsi con le squadre, pretendere dei periodi in cui le stesse fanno amichevoli, magari se vicine si fanno aiutare da squadre già consolidate, per quanto riguarda l’organizzazione, dimostrare di avere campi di allenamento, campi da gioco, medici, allenatori e solo dopo un periodo che non può essere meno di un anno se sono riusciti a tesserare almeno trenta atleti, in quanto un venti percento è sintomatico che smetta per i più svariati motivi, può pensare di chiedere l’iscrizione ad un campionato. Magari prevedendo che nel frattempo abbia mandato due persone a fare un corso statistiche, due persone a fare il corso arbitri e almeno una a fare un corso di taping. Questa sarebbe la crescita che dovrebbe essere auspicata dalle federazioni, non dimenticando che anche i dirigenti dovrebbero essere responsabilizzati con idonei corsi ma soprattutto, qualsiasi violazione importante dovrebbe prevedere pene severe per chi non ha rispettato le regole. Non vai in trasferta? Cinque anni di squalifica, il danno all’immagine e agli atleti è troppo grande perché si possa ripagare con qualsiasi cifra. Ovvio che per fare tutto questo ci vuole una federazione forte che non ha paura di crescere piano, piano che sa dove vuole andare e quale è il suo obbiettivo, ma soprattutto che abbia ben presente che qualsiasi altra scorciatoia è fallimentare, come dimostrano le tante rifondazioni fatte dal football dopo un inizio fatto con questi criteri. Non si cresce con tentativi, si cresce con certezze. Non si attraggono tanti ragazzi sperando che tutto vada bene, ci si prepara perché le cose vadano bene. So che è difficile, so che ci vuole pazienza, ma ci sono dei tempi che sono obbligatori. Se manca un qb non si va a comprarlo, lo si istruisce e lo si aspetta, solo cosi saranno premiati i migliori. Quelli che arrivavano compravano vincevano e se ne andavano sono stati da sempre la rovina del football, solo gli incapaci comprano giocatori, quelli bravi li formano, li uniscono e ne fanno squadre competitive, non in due giorni ma con il giusto tempo.