Milano, basta alcool ai minori di 16 anni

Approfitto dell’assenza di Big, spaparanzato al sole da qualche parte nel mondo (mentre in realtà pensa alla stagione 2009 dei suoi arieti), per scrivere qualcosa su un fatto d’attualità che i media ci hanno propinato in ogni salsa nelle ultime settimane: il divieto di bere alcool per gli under16.

Se sia giusto o sbagliato, se abbia possibilità di successo, se sia una misura necessaria o semplice propaganda, non è ancora dato sapere.

Quello che preoccupa sempre più è che un numero crescente di giovanissimi, spesso adolescenti dai 13 anni in su, non trovino di meglio da fare per passare piacevoli momenti in compagnia di coetanei, di amici, che ubriacarsi a suon di (super)alcolici.

Spulciando qualche sito legato alla dipendenza da alcool, ho trovato un interessante dato nel portale web del Pennsylvania Liquor Control Board (http://www.lcb.state.pa.us/edu/cwp/view.asp?a=1346&Q=555789): più del 10% dei soggetti tra i 13 e i 14 anni (8° grado dell’istruzione statunitense) ha bevuto 5 o più drinks nella stessa serata (nell’arco di due settimane). Il dato, aggiornato al 2006 e riferito all’intero territorio statunitense, è esplicito di una situazione problematica, confermata da altri dati quali l’essere stati ubriachi almeno una volta al mese.

Per chi addita gli Stati uniti come caso a sé stante, come realtà diversa dal contesto italiano, passiamo a vedere le cifre del fenomeno nel nostro paese: in dieci anni, dal 1996 al 2006 il numero degli alcoldipendenti in carico ai servizi è aumentato del 187%, con un incremento medio annuo del 19%. Sono 1 milione e 500 mila i giovani, tra gli 11 e i 24 anni, a rischio alcol in Italia e le ragazze sono le più esposte. Tra i minorenni ha un consumo di alcol dannoso e rischioso, il 22,4% dei ragazzi e il 13% delle ragazze. Nella fascia di età 19-24 anni è a rischio il 25,3% dei maschi e il 10,4% delle femmine. (Fonte: Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, portale web: http://www.epicentro.iss.it/alcol/apd09dati.asp).

Possibile che i giovani d’oggi siano così confusi dai modelli sbagliati che la società propone? Dov’è finito il filtro di una sana educazione prima familiare, poi scolastica e infine sociale da parte dei mezzi di comunicazione e degli enti con cui un soggetto viene a contatto durante la propria crescita?

Certo, non è un bicchiere ogni tanto che rende un ragazzo “un’anima perduta”.

Ma è possibile che la debolezza dei più giovani sia tale da indurli all’utilizzo di sostanze alteranti la percezione e il normale comportamento (alcol, droghe leggere e pesanti, al limite anche il fumo), il tutto per desiderio di accettazione, per “sentirsi parte di un gruppo”?

In fin dei conti, chi desidererebbe un figlio che a 13/14 anni che passa i sabati sera ubriaco in qualche bar, spipacchiando crack nell’attesa di fare le giuste conoscenze per passare a qualcosa che dia “la botta” che l’alcol, dopo anni, non riuscirà più a dare? Il tutto danneggiando se stesso, perdendo contatto con la realtà e minando alla base la propria capacità di compiere scelte autonome (senza rimarcare i danni che ciò avrà nel rapporto tra individuo e società).

Forse un po’ di disciplina non guasterebbe (senza tornare a forme di dispotismo come quelle del siparietto sottoriportato)

http://www.hokutoaudioteca.it/drago/cabaret/tel%20chi%20el%20telun/poliziotti/tatuaggio_monnalisa.wav

Di sicuro il solo proibizionismo non è una soluzione (a mio parere), se resta il tentativo di lavarsi le mani dal problema togliendo a compiti più importanti le forze dell’ordine. Certo che nell’ottica dell’Expo è una bella pubblicità.. una “forte presa di posizione” che nel paese di Pulcinella non passerà inosservata…

Umberto