Il nostro pensiero

Credo che come annunciato a novembre il football americano targato Fidaf entrerà come federazione associata nel Coni. Ci complimentiamo con loro e speriamo che da oggi in poi di questo argomento non se ne parli più. Come abbiamo avuto modo di dire a chi ci ha chiesto il nostro pensiero, il nostro nemico non è chi gioca a football con obbiettivi diversi, ma è chi non gioca a football. L’errore grosso che si commette è attaccare chi gioca a football e non chi lo osteggia. Per cui in Fidaf giocano a football, in Fidaf vogliono giocare con gli americani, con trasferte chilometriche con più “nazionali” che squadre? E’ un problema esclusivamente loro, che non ce li fa diventare nemici solo per questo. Potremmo caso mai ritenere scorretto un comportamento etico non conforme ad un nostro codice comportamentale, e magari non solo nostro, ma questo riguarda i dirigenti non i giocatori. Per esempio se una squadra lascia la FIF dovendole pagare dei soldi, i suoi dirigenti non sono persone serie in quanto non hanno onorato il debito, macchiandosi di un comportamento disonorevole, ed obbligando le rimanenti società a pagare al loro posto, ma questo nulla ha a che vedere con un giocatore di quella squadra, il quale magari neanche lo sa. Per questo abbiamo invitato la Federazione Italiana Football ha pubblicare l’elenco dei morosi che hanno lasciato la Federazione e speriamo che lo facciano. Torniamo però alle cose nostre. Come avrete letto sabato si è discusso se allargare il campionato a 11 ad altre società che hanno manifestato la volontà di giocarlo oppure no. Il nostro pensiero è che per continuare a fare i passi proporzionali alle gambe dobbiamo avere anche la forza di continuare far giocare campionati credibili e ben organizzati. I nostri ragazzi si divertono se le partite sono equilibrate, concentrate in un periodo di tempo ragionevole e se al loro impegno viene dato da noi il massimo della attenzione e del riconoscimento. Quante sono le squadre credo che sia poco importante, la nostra storia lo testimonia. Come AIFA partimmo con cinque squadre ed arrivammo ad oltre cento e mai nessuno si lamentò, se non quando aumentando il numero delle società, seppure giocassimo dieci partite, quelle che contavano erano sempre e solo due partite o al massimo quattro. Forse molti non lo sanno, ma in USA esiste una lega professionistica chiamata UFL, che conta solo sei squadre ma ha fior di giocatori e fior di allenatori . Per cui il nostro pensiero è di giocare un campionato credibile con partite combattute dove per vincere devi sempre dare il massimo. Quest’anno dobbiamo concentrarci per migliorare ancora il nostro livello tecnico ed organizzativo. Corsi per dirigenti e manager sportivi, corsi per arbitri, corsi per preparatori atletici. Quello a cui dobbiamo puntare è prima di tutto a mantenere il numero degli infortuni estremamente basso come siamo riusciti a fare nei campionati under, secondo, mettere in campo formazioni credibili sia per numero che per tecnica, terz, far si che le società crescano sane e che migliorino il loro livello tecnico, quarto, che tutticapiscano che la lealtà ed il rispetto sono valori che appartengono a questo sport e che di tali valori debbano diventare ed essere testimoni i dirigenti, gli allenatori, gli arbitri , i giocatori e ci augureremmo perfino il pubblico.
Due college hanno accettato di giocare contro di noi, due allenatori professionisti Lake Carnell e Mike Sherrard, hanno accettato di insegnarci e di venire in panchina a dirigerci, senza chiederci da quante squadre era formata la nostra Federazione, ma con la garanzia che siamo persone serie.
A febbraio Bobby Bentley e i suoi collaboratori potranno perfezionare i nostri fondamentali, cosi da aumentare il livello di tutti i nostri atleti. Insomma la strada è tracciata, non dobbiamo avere premura, non abbiamo niente da vendere per questo non andremo porta a porta a reclamizzare cosa facciamo. Chi vuole sapere realmente può contattare la federazione, esattamente come si fa in tutti gli sport dei quali a buon diritto il football americano fa parte. Noi crediamo in questo programma, siamo orgogliosi di quanto fatto e di quanto ci apprestiamo a fare tutti insieme senza danneggiare nessuno e senza rubare niente a nessuno. Il football ci ha insegnato che un uomo d’onore lo è a prescindere dalla Federazione in cui milita e che i debiti si onorano poi si va via, e non il contrario.
A scanso di equivoci ricordo che ne Frogs, ne Red Jackets hanno debiti con la Federazione. Chiunque fosse curioso potrebbe sempre guardare il bilancio ormai consolidato della Federazione Italiana Football dove troverebbe debiti di società che spesso vorrebbero insegnarci regole comportamentali, da altri lidi.