Una scelta consapevole.
Ogni settimana almeno quattro persone ci chiamano per associarsi e almeno due vengono poi al campo. Anziché ripeterlo ogni volta preferisco scriverlo a beneficio di tutti, quanto ripeto a chi ci chiama per iscriversi. In Italia e a Milano esistono anche altre realtà. Il pensiero dei Rams è scritto nel redazionale di ieri.Quello delle Federazioni lo riassumo brevemente: la FIF è convinta che si debba procedere a diffondere il football attraverso società sane con conti in regola, dirigenti capaci , allenatori appassionati e preparati, costi bassi, per poter permettere alle squadre di crescere e consolidarsi. Organizza campionati credibili a prescindere da quante squadre vi partecipano, tanto ogni partita fa storia a se, inoltre ritiene che nel football oltre otto partite non si dovrebbero giocare in regular season, avendo però cadenze settimanali e durata limitata nel tempo dei campionati, per permettere ai giocatori di preparasi alla stagione e limitare al massimo gli infortuni. E’ consapevole che le società, cosi come i giocatori, debbano crescere seguendo un programma e che tra le stesse il criterio di meritocrazia debba essere fondamentale, per cui è contraria e disincentiva accorpamenti, che legge come sconfitte, avendo ogni società una sua anima e una sua tradizione. Riteniamo che per crescere ci vuole il proprio tempo ma che sia l’unico mezzo per creare qualcosa di duraturo. Allo sviluppo di questo programma si procederà per i prossimi due anni investendo i pochi soldi che si recuperano dalle società o dalle amministrazioni con camp di formazione mirati a tutti gli attori, compresi gli arbitri ai quali la FIF intende dare una nuova immagine e un orgoglio sconosciuto fino ad ora. Saltuariamente il nostro livello verrà testato con incontri internazionali con squadre con le quali i nostri atleti potranno accrescere la loro esperienza e valutare di volta in volta i progressi fatti. Quando saremo cresciuti e competitivi penseremo a confrontarci a livello internazionale in competizioni adeguate.
Diversa, ma ugualmente legittima, è la visione di chi ha messo come primo obbiettivo entrare nel CONI, pensando che una volta entrati tutto si risolverà. Per questo ha profuso tutti i propri sforzi. Il primo è stato quello di accreditarsi presso gli enti internazionali, dove fidejussioni ed impegni di partecipazione a competizioni particolarmente costose ha facilmente aperto la porta, il secondo è stato far credere di essere competitivi a livello internazionale organizzando tornei ridicoli, seppure costosi, con squadre poco competitive per dare l’illusione di una credibilità internazionale, quando nelle competizioni vere,uscivano pesantemente sconfitti, non avendo avuto la pazienza di far crescere i loro atleti . Il terzo quello di far credere di essere l’unica associazione che promuove il football in Italia. Essendo questo falso, come è ovvio , tutti i dirigenti di tale associazione hanno dovuto impegnarsi nel promuovere porta a porta il loro prodotto, promettendo di volta in volta sconti, vantaggi o calendari addomesticati, per cercare di erodere squadre alla FIF e farle entrare da loro e cercare di dimostrare a posteriori quello che era falso a priori. Dirigenti più attenti si sono posti il problema di cosa sarebbe successo il giorno dopo che la FIF avesse chiuso, e hanno saputo resistere alle chimere di vantaggi immediati, per continuare in un progetto articolato.
Questa è la situazione attuale e la diversa impostazione delle due Federazioni, impostazioni che come descritto non riguarda i giocatori, se non marginalmente per adesso. Riguarda solo la scelta politica dei dirigenti delle stesse. I giocatori rimangono tali sia da una parte che dall’altra.
Il football rimane lo stesso per loro, e non vedranno la differenza se non quando saranno costretti a vedere la loro società scomparire per mancanza di lungimiranza dei loro dirigenti. Noi ci siamo già passati alla fine degli anni ’80 e forse è per questo che ci è facile scegliere. L’amarezza di entrare nel Coni e dover rinunciare a giocare perché non ne potevamo subire i costi l’abbiamo provata, cosi come la provarono le circa 80 squadre che una volta entrati nel CONI piano, piano dovettero chiudere i battenti. Perché quello che non vi dicono è che prima di entrare nel CONI vi erano oltre cento squadre, le quali di anno, in anno per il crescere dei costi chiudevano i battenti fino ad arrivare a circa quindici squadre quando la Federazione fu dichiarata fallita ed espulsa dal CONI.
Quello che ci stupisce è vedere dirigenti che ci erano già passati farsi nuovamente irretire.
Come detto comunque sono due visioni di come sviluppare il football.
Chi dovesse chiamarmi per entrare nei Rams sappia che i Rams condividono per scelta consapevole della società, che è composta dai giocatori, la politica della FIF e che continueremo a fare il passo proporzionato alla gamba sia oggi, ma certamente anche domani.