Allenarsi più importante che giocare
Ci sono varie fasi nella vita di un individuo e vari punti di riferimento. Nella prima fase della vita un bambino impara velocemente ed è attento a tutto perché capisce in fretta che prima imparerà ad interagire, prima riuscirà a trovarsi meglio in questo mondo. Crescendo,sia per la difficoltà, che per la vastità delle cose da imparare, ma anche e soprattutto perché chi gli dovrebbe insegnare non è più solo ed esclusivamente dedicato a lui, le difficoltà di apprendere diventano tante. Vedendo lo stesso problema dalla parte dell’insegnante il percorso è ancora più complesso. Quando un insegnante si trova a spiegare qualcosa a più persone incontra normalmente due difficoltà: la prima è la diversa capacità di apprendimento delle persone che compongono un gruppo, la seconda la difficoltà di far capire che la crescita di un gruppo dipende dalla capacità di crescita dell’ultimo del gruppo. Su queste due difficoltà base,se ne inseriscono altre che rendono la cosa ancora più complessa. Venendo al football in Italia, dove non abbiamo coach nel vero senso della parola, ma insegnanti, le nostre difficoltà sono molteplici e non sempre ne siamo all’altezza. Quelle che più spesso riscontriamo è quella di far capire che nel football sono pochi i gesti naturali. La maggior parte di quello che si fa in campo sono gesti non istintivi e per cui solo una grande ripetizione dei medesimi gesti, renderà un domani, naturale,quello che oggi non lo è. Ci sono ragazzi che una volta eseguito un placcaggio con la giusta tecnica, pensano di aver capito tutto e che la ripetizione sia inutile, per cui lo rivedrete solo il giorno della partita, oppure c’è qualcuno che pensa che in allenamento si possa andare al 50% cosi non ci si fa male, salvo poi spaventarsi davanti all’avversario che arriva al 110% il giorno dell’incontro. Altri ritengono che quello che viene spiegato non sia corretto e che loro sanno come si deve fare e sono loro, mentre aspettano il loro turno, a spiegare in maniera errata al loro compagno di squadra, quello che pensano sia meglio, creandogli in testa una grande confusione. Poi c’è la difficoltà, data spesso dalla presunzione dell’insegnate che attribuisce all’allievo l’incapacità di capire, anziché farsi un esame di coscienza e vedere cosa di quello che spiega arriva all’allievo. Io spero di avere il tempo per riuscire a spiegare a tutti, non solo quello che vi basta per non farvi male in uno sport di contatto, ma anche come poter fare per riuscire passo dopo passo a migliorare la vostra prestazione e vi prego quando non capite quello che cv spiego di chiedere a me o agli altri coach di riuscire a farlo meglio, fosse anche la centesima volta che glie lo chiedete. Vorrei che capiste che solo da una corretta esecuzione di quanto dovete singolarmente dipenderà la riuscita di uno schema. La riuscita di una buona esecuzione da parte di una orchestra dipende dal fatto che tutti vadano a tempo e suonino in maniera corretta e solo attraverso tante prove ciò avviene. In una buona orchestra suonano buoni musicisti e nessuno insegnerà loro a suonare, ma solo ad andare a tempo. Nel nostro caso prima ancora di andare a tempo noi dobbiamo insegnarvi a suonare, per questo credo che nessuno di voi possa permettersi di saltare degli allenamenti, e per rispetto a chi si allena dovremo prendere provvedimenti seri con chi non si allena. Domenica alle 15 al Saini abbiamo fissato un allenamento supplementare ci vediamo puntuali, abbiamo molto da imparare.