Umiltà, studio e disponibilità le doti di un buon coach

Eccomi qui a riordinare le idee. Grande esperienza anche questa volta dove non mi sono concesso un attimo di pausa. Come testimonia il mio cartellino di presenze ho frequentato tutte le sessioni possibili, ricavandone grandi insegnamenti confrontandomi  con molti coach presenti.  Particolarmente interessanti sono state le sessioni in cui non si parlava di tecnica, ma dell’importanza dei programmi nella costruzione di un progetto. Spesso molti ragazzi scelgono una high school o un college proprio in funzione del progetto che la stessa esprime. Lo scrivere quotidianamente quali sono i nostri obbiettivi, cosa vogliamo fare e perché ci impegniamo, permette a tanti ragazzi di sapere come la loro passione per il football potrà aiutarli e come cercheremo di metterla a frutto. Questo ci ha permesso di confrontarci alla pari con tanti coach presenti. Nessuno ci ha chiesto quante squadre giocavano nel nostro campionato, ne io sono rimasto stupito quando ho appreso che loro giocano in division con cinque o sei squadre, senza che per questo si sentano sminuiti. Quello che a loro interessa è riuscire a sviluppare il loro programma, per attuare il loro progetto. Interessante anche la sessione in cui  hanno ricordato ai coach che noi non siamo il football, il football è quello che facciamo o insegniamo,  noi siamo e saremo uomini che che si limitano ad insegnare football e che  attraverso di esso cerchiamo di aiutare i ragazzi che a noi si rivolgono con fiducia a diventare uomini  imparando la disciplina, il rispetto di se stessi, delle regole, degli avversari, dei compagni di squadra. La tecnica e la strategia sono  un punto importante del programma. La tecnica consta di alcune basi che sono i fondamentali comuni a tutti, che troppo spesso vengono sottovalutati dai giocatori, e che sono però quelli che permettono di ricondurre uno sport di contatto come il football ad uno sport con un basso indice di infortunio. Preparazione atletica, nutrizione sana e fondamentali sono le cose che dovrebbero appartenere ad ogni programma, mentre le variazioni strategiche dipendono dalla strategie che l’Head Coach vorrà applicare. Per fare un esempio, come si riceve la palla è un insegnamento fondamentale, quale piede mettere avanti sulla linea di scrimmage dipende dalla filosofia del coach. Ci sono stati allenatori che esigono il piede verso l’interno avanti per guardare il qb al primo passo, altri che giocando con ricevitori molto larghi e in stadi spesso rumorosi, preferiscono che i wr partono guardando quando la palla che si alza, e per cui con il piede verso l’interno arretrato, essendo così sicuri di partire per tempo anche senza sentire la voce. Ambedue le tecniche hanno una loro logica, mentre come si riceve la palla viene insegnato in maniera univoca, appartenendo ai fondamentali. La cosa che si apprende poi qui è la differenza tra un coach di High school ed uno di college . I coach di High School sono non solo coach, ma anche insegnanti, molto preparati, specie quelli con una certa età, che sanno come insegnare più o meno tutti i ruoli. I coach di college danno per scontato che i giocatori che avranno a disposizione conoscano i fondamentali e sono molto preparati sulla strategia, ma molto meno sulla tecnica individuale. Inoltre mentre i coach di high school formano i giocatori, quelli di college cercano di scegliere quelli che più si adattano alla loro strategia.  Per questo gli allenatori che più dovremmo riuscire a portare in Italia sono quelli di high school. Un altro punto importante che è stato sottolineato è la capacità di insegnare che un coach dovrebbe avere. Quante volte ho sentito dire che quello è uno molto preparato, peccato che i suoi giocatori non lo capiscono. Se un allenatore non riesce a farsi capire è meglio che cambi mestiere. Troppo spesso ho sentito in Italia  coach parlare di spread offense, ignorando però come insegnare ad eseguire uno  snap lungo al proprio centro. Umiltà, studio e disponibilità sono  le caratteristiche che sono richieste ad un buon coach, il quale dovrebbe riuscire ad elaborare un programma al quale attenersi per i prossimi anni.   Per questo motivo anche quest’anno ci impegneremo chiedendo a Randy Beverly di mettere la sua esperienza ala servizio di chiunque voglia imparare attraverso i clinic sia i fondamentali dei propri ruoli, sia come insegnarli, avviandosi a diventare un  coach. Abbiamo proposto alla FIF a.s.d. di prevedere delle sanzioni amministrative per chi non volesse partecipare a questi clinic che avranno costi necessari a coprire i costi vivi , convinti che la crescita del livello tecnico e del movimento passi attraverso la conoscenza approfondita dei fondamentali e della capacità che avrà ogni squadra di insegnarli.