Ciao Pietro.
La settimana scorsa è scomparsa una persona normale e per questa speciale. E’ scomparso un ragazzo di sessant’anni che aveva voluto sfidare il mondo. Un ragazzo che si era convinto che al di la del fisico contasse la volontà. Così, cominciò a provare a superarsi giorni dopo giorno. Diventò la fatica, il dolore prescrivendosi tabelle di allenamento impossibili da sopportare , se non a chi avesse un sogno da realizzare e un teorema da dimostrare. Riuscì a stupire, emozionare coinvolgere tutti quelli che piano, piano cominciavano a seguirlo fino ad arrivare a stupire il mondo intero, fino a diventare l’uomo più veloce. Lui che aveva un fisico adatto più ad un topo di biblioteca che ad un atleta, lui che così mingherlino faceva credere in errori di rilevazione per i primi incredibili tempi marca
ti, riusciva piano piano a convincere avversari ed allenatori di poter arrivare a risultati incredibili. Medaglia d’oro olimpica sui duecento a ventotto anni, la gara più difficile della velocità, quella in cui devi saper dosare le forza pur in un brevissimo lasso di tempo. Quella in cui oltre ad andare velocissimo devi saper fare in velocità anche la curva e devi riuscire ad esplodere tutta la tua potenza negli ultimi metri incurante di dove sono posizionati gli avversari correndo contro tutti, ma soprattutto contro te stesso. Innumerevoli i suoi successi sportivi compreso il record del mondo ottenuto a Città del Messico che durò ben diciassette anni e l’onore di essere portabandiera della nazionale italiana alla sua quinta
olimpiade dove riuscì a conquistarsi ancora un posto in finale nei duecento. Su di lui si sono coniati modi di dire ed espressioni. Ancora oggi si dice per giustificarsi del mancato raggiungimento di qualcosa in velocità: “ Non sono mica Mennea”. Pietro però non si è limitato a partecipare a cinque olimpiadi, ma appese le scarpette al chiodo è riuscito a portare il suo palmares universitario fino al conseguimenti di cinque lauree, dimostrando quanto lo sport possa rilevarsi utile anche negli studi. Le sue lauree non sono state seguite con la stessa enfasi delle sue partecipazioni e vittorie alle olimpiadi, ma fu proprio lui a ricordarcene l’importanza alla conclusione di uno dei suoi libri, quando scrisse che ne
ssuna vittoria sportiva è più importante di quelle che si ottengono nella vita. Dagli anni novanta intraprese una dura battaglia contro il doping nello sport impegnandosi anche in politica diventando parlamentare europeo. Un atleta, un uomo diverso da quelli che piacciono ai giornalisti. Mai uno scandalo, se guidava aveva la patente e andava ai limiti di velocità consentiti. Non frequentava le discoteche fino a tarda notte e non partecipava a risse, insomma una persona normale come tante, che ha avuto il coraggio di provare sempre a vivere secondo le regole impegnandosi oltre ogni limite per dimostrare che niente è impossibile se si ha la costanza di impegnarsi seriamente. Grazie Pietro, per quelli della mia età sei stato un esempio, un mito. Molti scambiavano la tua timidezza, il tuo eloquio stentato delle prime interviste come sintomo di ignoranza, hai saputo dimostrare quanto si sbagliavano e come l’apparenza spesso inganni. Grazie Pietro speriamo di farne tesoro.