Ho il compleanno dello zio.

Questo è il motivo per il quale pochi allenatori americani riescono a fare grandi figure in Italia. Loro sono abituati a ragazzi che, conoscendo ed apprezzando il football americano, farebbero di tutto e rinuncerebbero a molto pur di entrare in una squadra. Da noi, in Italia,  i ragazzi fino a quando non ricevono l’attrezzatura dimostrano di aver capito cosa è il football e cosa vuol dire far parte di una squadra, poi, poi gli omoni, quelli che in palestra hanno la cintura di cuoi perché non si sa mai.., quelli che io per la squadra guai, purtroppo cominciano ad avere impegni inderogabili: il compleanno dello zio, quello del nonno, della nonna, del fidanzato della cugina, si perché una prerogativa di molti italiani è la complessità e la grandezza delle parentele e dei parenti di sangue o acquisiti ai quali non si può dire di no. Poi ci sono una serie di impegni che regolarmente cadono in concomitanza con gli allenamenti: visite per la patente, corso di cucina, appuntamento dal sarto, dal veterinario, ecc.

proprio di parenti stretti. Infine gli strappi, i dolori, lo studio ecc. Morale giocare a football è bello dirlo, ma troppo faticoso farlo, per cui più in squadra ci sono tanti giocatori e più potrò dire di farne parte senza allenarmi, anzi potrò dire che sono riusciti a vincere malgrado io non abbia potuto allenarmi tanto, causa impegni inderogabili, o che hanno perso perché io non ho potuto fare quanto avrei voluto. Ben ricordo solo due persone: Luca Rossoni, qb, per tre anni nei Rams, mai mancato ad un allenamento, laureato a pieni voti con Lode ora sta facendo il dottorato a  Nottingham con una borsa di studio e Francesco Venafro laureato in Bocconi, poi master alla Sorbona di  Parigi ora  a Shangai wr per tre anni nei Rams ha mancato a non più di dieci allenamenti, essendo di Torino, e tutti i loro  parenti hanno continuato a compiere gli anni, sposarsi, ricevere cresime e battesimi anche senza la loro presenza se in concomitanza con le partite. Poi ci stupiamo se questi

ragazzi da grandi sono assenteisti, o poco presenti ad impegni importanti. Sono stati i genitori ad insegnargli le priorità da ragazzi, spesso sono loro a dirgli che ai tanti impegni familiari non possono fare a meno di essere presenti, perché dunque stupirsi se il senso del dovere, il rispetto per i compagni e degli impegni verrà meno anche da grandi?  Si il football può essere un grande alleato nella formazione degli uomini, purché tale formazione sia un obbiettivo comune delle famiglie e della squadra sia essa quella dei giocatori o quella degli arbitri. Il nostro futuro lo costruiamo giorno per giorno e non possiamo pretendere che i ragazzi ascoltino solo i consigli e non tengano conto degli esempi. In squadra troveranno tanti esempi di ragazzi, magari piccoli di età e magari anche di fisico, ma enormi per serietà ed impegno, sta a tutti noi, famiglie comprese far si che siano quelli i loro punti di riferimento anche se per seguirli si dovessero perdere la grigliata dello zio Roberto al quale non si poteva dire di no. Che lo zio Roberto sappia che suo nipote sta diventando un uomo e che sta imparando a rispettare gli impegni presi, oltretutto volontariamente, fa parte di una squadra e rispetta i compagni sia essi giocatori, allenatori o arbitri.