Il football come il mondo

In un momento in cui ci sono guerre un po’ dappertutto intorno ai confini dell’Europa occidentale, anziché cercare di capire quanto sia piacevole la pace, si cerca spesso il mezzo per litigare anche dove la cosa sarebbe inutile. Non appena esiste un problema interno si cerca di addossare la colpa a qualcun altro per giustificare le proprie scelte. Le situazione non sono mai causate da nessuno, se non da Adamo ed Eva. La superficialità dilaga. Non si discute di idee o progetti ma se non si condivide un’idea si attacca colui che la esposta cercando, denigrando lui, di denigrare le sue idee. I modelli che ci vengono proposti sano raramente modelli positivi, per cui non si parla tanto e si discute a lungo di chi ha studiato guadagnandosi ogni anno la borsa di studio e si laurea con il massimo di voti, ma ci si sofferma solo su chi ha comprato la tesi di Laurea o ha corrotto un professore. Così una che amministra bene lo fa perché è stato fortunato o perché quello che amministra era, a dire di chi amministra male il grande, piccolo e facile da amministrare. Appena si sbaglia anziché ammettere l’errore e fare ammenda ci si deve giustificare con scuse ridicole, contando sulla indifferenza o menefreghismo degli amministrati ormai rassegnati. Non si lotta mai per l’eccellenza, ma ormai da anni ci si accontenta del meno peggio, fino a quando non si arriva al fondo allora si insegue una nuova chimera che ripeterà gli stessi errori dei predecessori, in quanto non essendoci stata una corretta analisi degli errori, nascosti con banali scuse

si ripeteranno puntualmente. La cosa che spaventa è l’incapacità di riconoscere gli errori da parte di molti. Se un giocatore manca  un placcaggio è perché è scivolato, o perché gli ha ceduto il piede, o perché…, se un giocatore, manca  un blocco è perché pensava che non fosse utile, o perché ne ha fatto un altro a suo dire più utile e così via. Le cose giuste sono sempre rimandate all’azione dopo. Raramente si sente dire si ho sbagliato mi spieghi dove e perché così la prossima volta cercherò di correggermi.  Questo avviene in campo, ma è frutto di quello a cui assistiamo tutti i giorni dovunque. Inutile dirvi dove ognuno di noi lo constata quotidianamente, ma proviamo a chiederci se anche noi non apparteniamo a quella categoria di chi cerca costantemente scuse ai propri errori. Ricominciamo da domani sera e da domenica a chiederci dopo ogni allenamento e dopo ogni partita dove e cosa o sbagliato eliminando le scuse. Se non siamo in grado di riconoscere un terreno scivoloso e di prendere delle contromisure sbagliamo qualchecosa  per cui la scusa sono scivolato leviamola, per esempio. Questo vale per i giocatori, ma vale per gli allenatori, i dirigenti, gli amministratori ecc. SE sono un esperto e sbaglio i calcoli perché è successo qualcosa di nuovo, ho sbagliato proprio perché si chiamano esperti coloro che prevedono ciò che gli altri non riuscirebbero a prevedere se non in cosa consiste l’esperienza? Se tutto fosse lineare, andasse sempre come previsto e funzionasse quasi da solo perché chiamare degli esperti? Cominciamo da domani a levare le scuse, se piove la palla sarà bagnata, il terreno scivoloso, la presa più difficoltosa ma nonostante questo c’è chi riesce a lanciare e chi riesce a prendere la palla, come mai?  Da anni esiste la crisi, i soldi scarseggiano così pure le sponsorizzazioni se una squadra chiude perché senza soldi dopo uno  o due anni di attività senza aver mai pubblicato un bilancio ci saranno dei responsabili o è colpa della crisi? Ci saranno state spese inutili o no? Solo una corretta analisi dei fatti potrà aiutarci in futuro a rimediare agli errori e migliorare il nostro operato. Continuiamo a farlo in squadra, nella società, in FIF a.s.d. e solo così potremo migliorarci ulteriormente accettando di capire i nostri errori e cercando di correggerli, con la solita trasparenza che ci distingue.