Giornata full immersion, perché?

Partirà dalla scuola media di piazza Ovidio la nostra giornata di football. Alle 12.40 prima lezione per la terza delle quattro prime media assegnateci, domani mattina alle 8.45 l’ultima. Poi nel pomeriggio il consueto appuntamento con l’under alle 17.30 e alle 20 la prima squadra per l’allenamento di rifinitura per la partita coi Pittbuls. Quello che attraverso il confronto coi ragazzi della scuola emerge è che la maggior parte di loro non hanno mai visto una partita di football americano, ne men che meno ne hanno mai sentito parlare leggendo i giornali, quello che emerge è che semplicemente lo ignorano. Per questo riteniamo importante andare nelle scuole, parlare coi ragazzi, farci conoscere e soprattutto far conoscere il nostro sport, i nostri valori. Trasmettere loro la nostra passione è sicuramente il miglior veicolo pubblicitario, non giocatori che vanno in classe a raccontare quattro frasi di rito, parlando di passione, ma chiedendo per farlo laute ricompense, ma persone che si confrontano, si mettono in gioco senza prospettare guadagni stellari, anzi se va bene modiche spese, ma tante soddisfazioni ed amicizie che durano per sempre. Non c’è nessuno come i ragazzi che sanno cogliere questi aspetti. Sarà per colpa o merito della nostra tradizione in cui tutti i nostri grandi allenatori si sono

sempre adoperati per insegnarci gratuitamente sebbene alcuni facessero i coach per professione. Come dimenticare Sem Rutigliano, coach dell’anno nella NFL, che si buttava nel fango insieme a John Petercuskie, special team coach e defensive line coach dei Cleveland Browns, o Rich Cannon da Nebraska o Mark Haerns da Oklahoma States, per finire a Randy Beverly forse il migliore di tutti anche perchè il più vicino alle nostre esigenze e ricco di una umanità unica,  che si sono adoperati per insegnarci e trasmetterci la bellezza di questo sport ma soprattutto condividere con noi il sogno di poter creare una squadra che non sia solo quella che scende in campo alle partite, che sia la squadra degli uomini. Uomini  lavorano insieme per un mondo migliore. Una squadra in cui ci sia rispetto per gli ultimi arrivati che hanno il diritto di imparare e non derisione per i loro errori. In cui i migliori non sono quelli che si fanno servire dai rookie ma che gli insegnino che servire non è degradante ma è un modo per sentirsi utili. Una squadra in cui non conta che fisico hai, di che religione sei  o che colore della pelle hai, ma conta solo la maglia che indossiamo: per noi quella dei Rams, ampliando il discorso quella dell’umanità, che vuole lasciare alle generazioni future un mondo migliore. Imparando a rispettare il campo su cui giochiamo, impareremo a rispettare le città in cui viviamo, imparando a rispettare i nostri avversari impariamo a rispettare che ci permette di crescere, e così via. Si il nostro progetto continua e continuerà. Continueremo ad accendere ceri e non a lamentarci del buio, piccoli tentativi di risolvere i problemi non solo di presentarli.