Continuando il discorso di ieri.

Riprendo il discorso cominciato ieri su i valori che il football dovrebbe insegnare ai suoi praticanti. Parto da una delle cose che più mi ha sempre infastidito ed è la definizione di fallo tattico o fallo di esperienza che molto cronisti e telecronisti usano. Esiste qualcuno che ha mai pensato di come spiegare cosa siano ad un bambino? Per esempio è una scorrettezza fatta al fine di portare un vantaggio alla propria squadra? Cosa potrebbe apprendere un ragazza da tale definizione? Come potremo poi insegnargli a giocare

lealmente, a non doparsi, a non fare le solite furbate quali quelle di tuffarsi in area di rigore o simulare di aver subito un fallo? No viva il regolamento del football: “ Tutto ciò che è antisportivo è fallo.” Sicuramente anche questo sarà soggetto ad errori, sbagliate interpretazioni, ma già il principio mi sembra totalmente diverso e sicuramente molto più educativo. Esistono nel football i trick play, ma questi non sono furbate sono semplicemente schemi che cercano di utilizzare giochi a sorpresa o rischiosi. Scemi comunque codificati che si basano per sorprendere l’avversario sulla loro esecuzione e non sull’inganno. Quando vediamo giocatori avviarsi verso la panchina zoppicando e poi al segnale di partenza correre per ricevere un passaggio  quello non è un trick play, è una simulazione che si basa sulla correttezza e fiducia del giocatore avversario di non essere ingannato e va punito come un comportamento antisportivo, diverso è se il qb passa la palla ad un runner e questi a sorpresa lancia la palla ad un ricevitore, questo è da

considerarsi un trick play in quanto si basa sulla abilità dell’esecuzione dei giocatori che nulla simulano ma semplicemente attuano ciò che il regolamento gli concede. Inoltre tornando al blocco di ieri io, se fossi il padre di un giocatore, sarei felice se gli arbitri tutelassero mio figlio più dello spettacolo stesso insegnando che in caso di contatto fisico lo scopo deve essere quello  di aiutare i propri compagni e non di punire gli avversari. Quando mi scoppio la febbre per il football erano questi i valori espressi meravigliosamente dal film “Quella sporca ultima meta” dove i prigionieri giocando lealmente avevano già attirato le simpatie degli spettatori prima ancora della vittoria finale. Quelli sono i valori che mi affascinarono e che ancora mi appartengono ed appartengono a tutti i malati di football.