Un augurio particolare

Giorni fa cercavo di imparare insieme ad un nostro giocatore delle formule di matematica

e lui mi sembrava poco interessato sostenendo che le avrebbe studiate all’occorrenza. Trovavo difficoltà a spiegargli come sarebbe stato difficile cercare ciò che  non si conosceva. Ho cercato qualcuno che potesse spiegarglielo meglio di me ed ho trovato queste righe scritte dal  professore di matematica Douglas Corey che ho trovato illuminanti e che vi regalo come augurio per il 2015.

Cercalo e basta
“……….Questo punto riguarda un altro commento (di solito una lamentela) che si sente spesso in classe. Gli insegnanti di matematica (come tutti gli altri docenti) chiedono ai loro studenti di imparare a memoria molte cose: formule, definizioni, teoremi, dimostrazioni e compagnia. La risposta che gli studenti danno di solito è che si tratta di una perdita di tempo perché possono sempre cercare quelle cose, quando ne hanno bisogno.

Beh, certamente possono farlo. Non lo discuto. Il problema è che ti metti a cercare cose che sai di non conoscere: senza contare che, per farlo, in pratica hai bisogno di conoscere una cosa che non sai. Ed è qui che sorge il problema: devi conoscere l’argomento bene o a sufficienza da sapere quando potresti avere bisogno di cercarlo. Senza quella conoscenza, non saprai che esistono una formula, una dimostrazione, una strategia, un risultato, un’analisi e così via, che ti possono aiutare.

Questo porta rapidamente a una fallacia: non hai bisogno di imparare cose che puoi cercare da qualche parte; ma ora qualsiasi cosa può essere cercata online o in una biblioteca come quelle universitarie; di conseguenza uno si convince del fatto che non ci sia la necessità di imparare nulla. Ma se così fosse, che cosa ne sarebbe della conoscenza che ci aiuta a creare pensieri ogni giorno? Possiamo pensare solo con le idee che già si sono formate nella nostra mente. È questo il modo in cui troviamo un senso a ciò che ci accade. Con queste idee conservate solo nei libri, sui siti, nei video e così via non possiamo pensare a qualcosa: non fino a quando non le abbiamo assimilate e rese una parte di noi.

Eccovi un esperimento. Prendetevi qualche minuto per memorizzare una citazione. C’è n’è una di Thomas Edison che mi è sempre piaciuta molto: “Spesso perdiamo un’opportunità perché la scambiamo per lavoro”. Memorizzatela ripetendola ogni giorno e ogni sera. Fatelo per due settimane, e prestate caso a quante volte quella frase vi verrà in mente durante la giornata. Per la maggior parte di voi, succederà molte volte. E qui viene la parte interessante. Avreste potuto cercare quella citazione in qualsiasi momento, trovarla e leggerla. Ma se non l’aveste memorizzata non vi sareste mai fermati un momento a pensare: “Mi chiedo se ci possa essere una citazione adatta da usare in una situazione come quella in cui mi trovo ora”. Non vi sarebbe mai venuta in mente. La citazione vi sarebbe solo venuta in mente se ci fosse stata occasione di entrarvi in contatto in precedenza. Questo esperimento mostra la fallacia del fare affidamento sulla possibilità di cercare le cose, senza impararle. I nostri pensieri derivano da ciò che conosciamo, non da cosa potremmo conoscere. Troviamo un senso grazie alla nostra conoscenza e alle cose in cui crediamo, non con quello che possiamo cercare su uno smartphone.

Douglas Corey – Docente di matematica presso la Brigham Young University, Provo, Utah (Stati Uniti”