Saper perdere vuol dire essere vincenti.
Eravamo ieri in libreria e abbiamo trovato tanti libri, molti manuali che sanno spiegarci come essere vincenti. Il mondo, la società i media parlano solo di loro, di coloro che vincono, di quelli che ce la fanno sempre, pochi o quasi nessuno spende tempo ad insegnarci a perdere, a farci capire come sia la sconfitta la forma più stimolante per imparare a diventare sempre più forti. La sconfitta, a condizione che si sappia perdere, che si sappia riconoscere i meriti dell’avversario le differenze tra noi e lui, per capire quale sia il gap da colmare e le cose su cui lavorare per riuscire la prossima volta ad essere migliori. Meglio ancora sarebbe riuscire a vincere consapevoli che in ogni vittoria c’è una parte di sconfitta, ed è su quella parte che bisognerà lavorare ancora meglio. Saper perdere vuol dire riconoscere il proprio limite, riconoscere i meriti dell’avversario, solo così ci impegneremo di più per migliorare, per colmare quella differenza che ha permesso a lui di vincere e a noi di perdere. Se viceversa attribuiamo ad ogni sconfitta ragione esterne alle nostra capacità ed al nostro valore allora ogni sconfitta diventerà la preparazione per la prossima sconfitta. Se ogni volta la colpa della sconfitta la attribuiamo al tempo, all’arbitro, agli assenti, alle condizioni del terreno, o ,nella vita, ai poteri forti, al mercato alla slealtà della concorrenza e così via sarà difficile trasformare le nostre sconfitte in vittorie. Perché mai infatti quelle condizioni dovrebbero cambiare? Se invece cominciamo a prendere atto della realtà ed a lavorare per riuscire a migliorare le nostre performance anche in quelle situazioni, probabilmente siamo sulla strada giusta per invertire la tendenza. Piove e quando piove la palla si lancia in maniera più difficoltosa, ma nulla ci impedisce di allenarci con una palla bagnata per imparare a migliorare la nostra performance anche in quella situazione, d’altra parte che esista la possibilità che piova lo sapevamo anche prima di cominciare a giocare. Sentiamo di negozianti lamentarsi perché i grandi magazzini attraggono clienti con spazi appositi per bambini levandoci lavoro? Nulla ci vieta di consorziarci con altri negozianti e organizzare uno spazio in cui i bambini siano assistiti e si possano divertire ugualmente. Il restare a lamentarci attribuendo al mondo che ci vuole male la r
esponsabilità di nostri fallimenti non ci aiuterà a tornare competitivi. La lamentela non farà si che il grande magazzino chiuda per farci un piacere. Studiare la strategia dell’altro, riconoscerne i meriti ed l’offrire una valida alternativa al cliente forse si. Il pensare che il mondo ce l’abbia con noi, che i professori, gli arbitri, i vigili, i genitori, i figli e così via siano tutti interessati a renderci la vita un inferno, ci sposta dal problema, ci distoglie da ciò che è la realtà per illuderci che senza quelle condizioni avverse noi saremmo dei vincenti. Il vincente è proprio colui il quale rende la condizione avversa una opportunità di crescita, il vincente è colui il quale si prepara anche all’imprevisto, perché quando questo si verificherà saprà come affrontarlo. Nessuno è perdente o vincente, è il nostro comportamento che ci fa diventare vincenti o perdenti. La gente ama salire sul carro del vincitore, fino a quando si festeggia o ci si crogiola per la vittoria ottenuta, ma quando si ricomincia a lavorare, quando passato l’entusiasmo per i miglioramenti fatti ci si rimette a lavorare duro su tutte quelle cose che non hanno funzionato, allora ci sarà qualcuno che riterrà quel lavoro inutile, che comincerà a dire che questo lo sa già fare e metterà le basi per la prossima sconfitta. Nessuno nasce vincente o perdente, ognuno scegli di appartenere ad uno o all’altro schieramento. Chi nasce vincente sarà sempre uno che sa perdere, rispetterà il suo avversario e analizzerà la vittoria alla stessa maniera della sconfitta, in ognuno di queste due opportunità ci sono cose andate bene da perfezionare e cose andate male da correggere e migliorare. Ricordiamocelo. La prossima vittoria, ma anche alla prossima sconfitta.