Lo sport come deterrente.

Leggiamo in questi giorni di un nuovo omicidio commesso per futili motivi da due ragazzi su un loro coetaneo.  Aberrante. Ogni volta che leggo queste notizie la mia domanda è sempre la stessa: che sport facevano questi ragazzi ? Perché nessuno gli ha dato l’opportunità di imparare a stare insieme , confrontarsi, sfogare anche l’aggressività, controllandola ed all’interno di regole precise? Ora i media si interrogano, fanno conferenze, interpellano criminologhi, sociologhi ed improvvisati tuttologhi per trovare risposte a domanda che si pongono solo dopo fatti come questi. Nessuno si chiede prima di questi,  come si possa aiutare i ragazzi a crescere sani? Che alternative possiamo dargli perché non arrivino a comportamenti aberranti? Ma soprattutto che esempi abbiamo dato e diamo loro perché si comportino in modo diverso? Oggi dopo i fatti la gente condanna e chiede di usare la stesse violenza nei loro confronti, ponendo una nuova base per altri episodi come questo.  Lo stato assente prima ed assente dopo, così come le persone che non sono intervenute, così come tutta la stampa che reputa normale che ragazzi il sabato sera non trovino niente di meglio che andare ad ubriacarsi in discoteca. I quotidiani riportano di numerosi ragazzi in fila fuori dal locale alle due di notte, incapaci di intervenire per salvare la vita ad un loro coetaneo. Credo che il problema nasca da li. Se accettiamo come normale tale comportamento, se nessuno dice o spiega che in tale modo di vivere non c’è nulla di divertente o di piacevole, tantè che per viverlo si deve ricorrere a sostanze che alterano la realtà, se non forniamo esempi diversi da quelli con cui riempiamo rotocalchi e televisioni, saremo sempre qui periodicamente a fare simposi su fatti di questo tipo. Lo sport è sicuramente una alternativa valida. Se avessero dovuto giocare il giorno dopo, se si fossero impegnati in allenamenti per migliorare la loro prestazione, probabilmente a mezzanotte si sarebbero ritirati e sicuramente non avrebbero abusato di sostanze. Forse se cominciassimo  a considerare lo sport come una scuola di vita e non come un hobby per ricchi o come uno strumento per poter diventare ricchi, se tornassimo  a dare allo sport la dignità formativa che merita potremmo evitare di assistere a tanti esperti che ci parlano di branchi, animali e così via. Da sempre i ragazzi preferiscono parlare  di squadre, tattiche e amicizia, ma qualcuno deve metterli in condizione di farlo. Noi continueremo a provarci convintio che l’esempio valga più di mille tavole rotonde.