Proposte per programmi seri, possibili e verificabili.

La breve analisi di questa settimana non ha come scopo la critica pura e semplice, ne la polemica per il gusto della polemica, 

ma si augura di poter dare spunti di riflessione utili a non commettere gli errori fatti in passato che ci hanno obbligato a continue rifondazioni. Dobbiamo partire dalla convinzione che per costruire qualsiasi cosa di solido ci vogliono delle fondamenta solide e il giusto tempo per costruirle. Non si fa una squadra in grado di giocare in due mesi e deve essere la federazione che indirizza l’entusiasmo dei neofiti verso un giusto percorso. Camp federali di formazione sui fondamentali obbligatori per i giocatori nuovi di squadre nuove che vogliano partecipare ad un campionato, nei quali insegnare sia la parte regolamentare che quella tecnica, per lo meno nei fondamentali. Non si può giocare ad un gioco se non si conoscono le regole. Obbligo di presentare almeno due persone che facciano il corso arbitri e due persone che facciano un corso per dirigenti, prima di partecipare ad un campionato, presentazione di un bilancio che garantisca la copertura economica per partecipare e finire il campionato al quale ci si voglia iscrivere. Tutto questo fatto, non per ostacolare le iscrizioni, ma per tutelare le altre squadre, ma, soprattutto, la passione che i ragazzi hanno quando decidono di voler fondare una franchigia e cominciare a giocare. La federazione dovrebbe poi affiancare la franchigia con vademecum che facilitino l’espletazione delle pratiche burocratiche e che consigliasse, in base alle caratteristiche ed alle esigenze, quale forma fiscale adottare, come prendere accordi con centri medici sportivi, scuole, consigliare dove comprare o come costruirsi il materiale per la vestizione del campo di gioco e quant’altro potrà aiutare i dirigenti nel loro lavoro di crescita e diffusione. Prima di accettare l’iscrizione al campionato sarà la Federazione ad organizzare una partita amichevole per valutare la reale consistenza del roster e la capacità di sostenere un intero campionato decoroso da parte della franchigia. Ci saranno meno squadre il primo anno, può darsi, ma certamente si darebbe una immagine di serietà e soprattutto di tutela per i ragazzi che si vogliono avvicinare a questo sport o che già lo praticano, ed infine si comincerebbero ad offrire ovunque partite degne di tale nome e si avrebbero campionati più equilibrati i quali porteranno  un incremento di pubblico e un aumento di pubblico porta ad un aumento di interesse e ad una miglior diffusione. Questo fu il segreto che ci fece diventare il terzo sport di squadra in Italia negli anni ’80 ed a rimanerci fino a quando, per manie di grandezza, inseguivamo i numeri al posto della qualità e serietà.  Così facendo non ci volle molto perché quello che tanto faticosamente avevamo costruito venisse distrutto in poco tempo. Oggi siamo ad un bivio, o torniamo a fare le cose seriamente e bene, basandoci sulla passione di tanti, indirizzandola per il giusto verso o possiamo prepararci ad una nuova rifondazione che sarà un po’ più difficile perché ogni volta perdiamo un po’ di credibilità. Piedi per terra, piccoli passi, tanta umiltà e tanta voglia di lavorare, non possiamo pensare in grande fino a quando non avremo insegnato ai dirigenti che le regole si devono rispettare e non si può andare avanti con deroghe o furbate. Non si può sentire gente che si lamenta degli arbitri che si fanno girare per tutta Italia senza che chi si lamenta non abbia prodotto un solo arbitri negli ultimi cinque anni: è una vergogna.! Chi vuole fare una critica deve dimostrare almeno la volontà di risolvere il problema, questo devono fare i dirigenti risolvere i problemi, non enunciarli.  Tutti siamo capaci di elencarli i problemi, ma pochi sono quelli in grado di trovare soluzioni. Il football insegna anche questo facciamone tutti tesoro.