The heart tells the story
Pubblichiamo oggi un articolo scritto a chiusura del camp che Mike Lodish, ex giocatore ex giocatore di UCLA e della NFL, nella quale ha militato per 11 anni, vincitore di due Superbowl con i Broncos Denver, dei sei ai quali ha partecipato di cui quattro consecutivi con i Buffalo Bills , e Johnny Tusa, allora responsabile dei coach di terza divisione dall AFCA, tennero ai Rams alcuni anni or sono :”Quanto costa un anello in oro vinto al Super Bowl in termini di sudore e abnegazione? Un percorso lunghissimo, fatto di impegno, forza di volontà e voglia di rialzarsi sempre, yard dopo yard, da un campo infangato che ti esorta a smettere. Arrivi a quel Super Bowl solo se ci hai creduto veramente, per tutta la tua dannatissima vita fino a quel giorno. A volte a noi capita di non aver voglia di allenarci, o di sentirci troppo bravi solo perché abbiamo eseguito una volta tanto un buon placcaggio, una discreta ricezione o una bella corsa. Per arrivarci però, a quel giorno, dove oltre cento milioni di americani hanno gli occhi fissati sul tuo casco, di placcaggi, di ricezioni e di corse non buone ma ottime, ne dovrai aver fatte a migliaia. Solo per poter timbrare il cartellino di presenza. Poi guardi Mike Lodish che ti sorride e ti dice che – con i suoi anelli al dito – di Super Bowl ne ha giocati 6. E nei tuoi occhi quella strada infinita che avevi immaginato fino a un secondo prima, si allunga ancora di più… Probabilmente da ieri sera, il concetto di sudore e abnegazione per noi, avrà tutt’altro significato. Non significherà stringere i denti se fa male una mano, significherà strapparsi il cuore di dosso e poggiarlo sulla linea di scrimmage per farlo vedere a chi ci sta di fronte e ai nostri fratelli che combatteranno con noi. “Have fun!” ci ha detto sempre Mike, con la polo dei Broncos sporca di fango e terra come l’ultimo dei ragazzi Rams che si allenavano. Divertiamoci, con la stessa passione con cui lui e Johnny Tusa hanno saltato un oceano per venire a spiegarci quanto bella sia la palla ovale. Perché di quegli anelli al dito noi probabilmente non ne porteremo mai, ma quel cuore poggiato sulla linea di scrimmage ci unirà da continente a continente. Così, proprio come ci ha salutato Coach Tusa: “Remember guys… The score does not tell the story. The heart tells the story.””.