Quanto siamo distanti?

Oggi ci troviamo in un periodo storico che ci sarà impossibile da dimenticare. Dopo quasi un anno dall’inizio della pandemia ci rendiamo conto di quanto sia cambiata la percezione di alcuni gesti, abitudini e consuetudini che tutti noi abbiamo dato per scontato. Nel mondo in cui viviamo oggi siamo costretti a “convivere” con un virus nel costante tentativo di debellarlo e nella speranza di ritrovare una normalità che ormai sembra appartenere ad un passato che definirei quasi lontano. Purtroppo alcune consuetudini sono andate man mano a dissolversi, a tal punto da non rendercene più conto. In questo momento di zona gialla dove qualche spostamento e piccoli ritagli di normalità ci vengono concessi, non si può fare a meno di notare come le interazioni tra le persone siano cambiate, ci vengono imposte distanze fisiche che, purtroppo, hanno portato ad altre distanze: quelle sociali. 

Novità come la Didattica a distanza, lo Smart Working e l’abuso di Social network ci hanno permesso di continuare ad andare avanti e di restare in contatto e, allo stesso tempo, di allontanarci dal prossimo. Voi adesso starete pensando: come posso mantenere il contatto con il prossimo se non posso nemmeno avvicinarmi? Rispettare le distanze fisiche e indossare la mascherina restano fondamentali, anche quando torni in campo ad allenarsi dopo mesi e vorresti solo riabbracciare i tuoi compagni, ma qui non parliamo solo di chi conosciamo e di chi amiamo e vogliamo del bene. Il pensiero va a chi nella vita ancora dobbiamo incontrare, all’amico che ancora non abbiamo, alla donna o all’uomo di cui ancora non ci siamo innamorati. Come possiamo andare avanti e superare questo virus se non troviamo il modo di superare le barriere che abbiamo costruito tra di noi? e soprattutto: come possiamo farlo? è semplice: ascoltando, guardando e parlando con il prossimo.

Ogni giorno intorno a noi qualcuno è in difficoltà o soffre nel silenzio, dove tutti sono occupati a rispondere a email o a un’infinità messaggi sui social che non danno più tempo di fermarsi e connettersi a quella che oggi sembra essere diventata cosa superflua: la realtà.

Possiamo fare tanto con una parola, con un gesto o con un semplice sguardo, tanto che rimarreste stupiti, tanto che la reazione che ricevete non sarà quella che vi aspettavate e che abbiamo sempre dato scontato, tanto che potrà sembrarvi strano farlo perché abbiamo dimenticato come si faccia.
Questa settimana  abbiamo ricevuto un messaggio dalla mamma di Gioele, un ragazzo di appena 13 anni che vorrebbe unirsi alla nostra famiglia, la nostra immediata reazione è stata quella di accoglierlo a braccia aperte e di invitarlo al nostro campo per vedergli gli allenamenti, per  conoscerci e per chiedere di lui e di che cosa si aspetta da questa nuova avventura. Insomma, non ci siamo limitati a rispondere ma lo abbiamo accolto e invitato, anche se per molti è solo un tredicenne, anche se per molti è solo UNA persona. Ognuno di noi si è presentato come individuo al nostro campo e ne è uscito con affianco una famiglia. Basta poco per fare la differenza. 

Rams? It’s always been Enough!