Difficile insegnare e difficile imparare
Quante cose ci sono da imparare per poter giocare a football. In questi allenamenti di fine stagione, ci accorgiamo come un piccolo particolare ci aiuti a fare la differenza,
come la disciplina cambi completamente le giocate, come questo sport non smetta mai di insegnarci che quanto più una cosa è complessa, tanto più sia facile riuscire a migliorarsi. Mi ricordo una osservazione che fece Rutigliano tanti anni fa che individuava nei nemici del progresso coloro che sapevano poco e che pensando di sapere abbastanza smettevano di cercare di migliorare e si mettevano ad insegnare. Quante volte lo vediamo su un campo di football? Quante volte ci accontentiamo di battere l’avversario del momento e non noi stessi? Quante volte la colpa è degli altri e i meriti nostri? Dovendo
limitarci a due allenamenti a settimana come li spendiamo? Preparazione atletica, special team, schemi, fondamentali? Imponiamo la nostra filosofia di gioco anche se non abbiamo le persone giuste o adeguiamo il nostro play book alle persone che abbiamo? Tanti sono gli interrogativi e difficili sono le risposte. Una volta si pensava che bastava prendere un coach americano per risolvere tutti i problemi, oggi abbiamo imparato che non è così. Il coach ideale per una squadra italiana dovrebbe essere un coach di una High school piccola, una persona che ha avuto nelle sua carriere gli stessi problemi che hanno molte delle nostre squadre: budget limitati e strutture limitate ma soprattutto hanno dovuto imparare ad insegnare fondamentali in tutte le posizioni. Un uomo che oltre all’entusiasmo sia più realista del re e dopo il ventesimo snap lungo sbagliato, non dica che la colpa è del centro ma modifichi la formazione. Tutte queste cose non sono così facili o scontate, perché i nostri ragazzi pensano che un americano abbia il potere per il solo fatto che è americano, di farli giocare bene o di migliorarne le loro prestazioni, o di essere un fenomeno nel football, un po’ come se ogni brasiliano che incontriamo fosse Pelè. Noi
abbiamo avuto sempre grande fortuna con i nostri coach, trovando sempre uomini, prima che allenatori, di grande capacità. Sarà forse per il fatto che venivano e vengono tutti per il solo piacere di allenare, per la sola soddisfazione di veder migliorare i ragazzi a loro affidati. Da Rich a Jhonn, da Sem a Randy a Michael ognuno di loro ha saputo capirci ed adeguare i loro insegnamenti alla nostra mentalità ottenendo il massimo possibile ed aggiungendo sempre qualcosa in più. Non sempre noi siamo stati capaci di prendere da loro tutto quanto erano e sono disposti a darci e avrebbero potuto e possono darci. Ricordiamocene quando ci ritroveremo al 23 di agosto, impariamo dai nostri errori e facciamoci trovare pronti con la voglia di imparare, quello che oggi è il football ma che sarà domani anche il nostro atteggiamento nella vita per la vita