Quando è fallo e cosa è fallo nel football americano.
Ieri mi stato mostrato un video in cui si vedeva un blocco regolare a termini di regolamento, sanzionato dagli arbitri per la sua inutile particolare pericolosità. Stiamo parlando di una partita di college, non di professionisti. Ora nei professionisti i giocatori sono attori lautamente pagati per offrire uno spettacolo regolamentato, nel quale si cerca un compromesso tra la tutela dell’incolumità dei giocatori e il gradimento dello spettacolo. A seconda che il gioco goda di molta popolarità o poca, si alzano i parametri di sicurezza scontentando la brama di violenza del pubblico, scontentando i giocatori che vengono per questo ricompensati con aumenti di stipendio, o si alza il parametro della stessa diminuendo lo stipendio e cercando di portare più persone a fare ohh per una botta violenta ben assestata. E’ così fin dai tempi dei romani. Questo per quanto riguarda
i professionisti che come dice la parola stessa fanno questo per professione. Solo i calciofili, tollerano che nel calcio i giocatori professionisti stra pagati, possano offrire spettacoli indecenti, tipo la melina o cose del genere, in virtù dell’importante è vincere, come se tutti gli spettatori partecipassero ai premi partita, mentre quando si va a vedere uno spettacolo, quello che dovrebbe interessare, dovrebbe essere divertirmi non veder vincere una o l’altra squadra, perché per vedere quello spettacolo pago fior di soldi. Ma torniamo agli sport. Lo sport è , e deve rimanere un momento formativo dove devo tutelare la crescita di un ragazzo non solo caratteriale ma anche fisica. Il principio deve essere che lo scopo di un blocco non è e non deve essere punire l’avversario ma limitarsi a fare si che grazie al mio intervento il mio compagno possa riuscire a guadagnare più terreno, o comunque ad avere un avversario in meno a cercare di impedirglielo. Ambedue i giocatori devono potersi rialzare alla fine dell’azione e poter continuare a giocare. Questo differenzia lo sport dal professionismo. Nello sport io gioco per passione, per divertirmi. Il mio primo obbiettivo quando mi avvicino ad uno sport è divertirmi. Nessun allenatore degno di tale nome insegna ai propri giocatori che potendo scegliere tra la medesima riuscita di una azione si debba scegliere quella più pericolosa per l’avversario che la subisce. Mi spiego: se posso scegliere se bloccare in linea il mio avversario anteponendomi con il mio corpo sopra la sua cintura o cercare di bloccare i piedi dello stesso cercando di metterglieli in leva allo scopo di rompergli le caviglie nel caso non riesca a frenare il suo impeto, non insegnerò mai a fare il secondo. Credo che una buona dose di responsabilità su questa degenerazione dello spettacolo sportivo sia dovuto alle scommesse che di fatto fanno passare in molti casi in secondo piano il piacere di guardare uno partita ben giocata. Ci si limita a gioire per la scommessa vinta a qualsiasi costo, incuranti se quella vittoria è frutto della prestazione migliore o di altre cause. Noi apparteniamo a quella schiera di persone che lottano per vincere ma ci piace farlo lealmente, nel rispetto degli avversari e di noi stessi. Bene fanno gli arbitri che tutelano per prima cosa l’incolumità dei giocatori, trasmettendo il messaggio che c’è ancora qualcosa di più importante della vittoria: la vita-