Oltre il cento per cento

Spesso in allenamento si si sente domandare se l’intensità debba essere al cento per cento o meno, ed a meno che non si stia mostrando lo svolgimento di uno schema, la risposta è sempre la stessa: “Ben più del cento per cento” e di rimando ci si sente rispondere che in fin dei conti è un nostro compagno di squadra e non ce la si sente di andare al massimo. Questo concetto è uno dei più difficili da spiegare e  far capire. Se infatti non insegneremo noi ai nostri compagni  come affrontare il contatto reale, quando avranno l’opportunità di imparare? Non certo in partita, dove se non lo avranno mai provato il contatto sembrerà una cosa ingestibile. Inoltre come acquisire la fiducia nel reparto opposto a quello in cui giochiamo se non provando quanto siano bravi in allenamento. Le battaglie più belle, gli scontri più duri da sempre nei Rams sono stati in allenamento e grazie a questa filosofia non ci siamo mai trovato male in partita. Mai ci è capitato di incontrare gente più decisa e più convinta dei nostri compagni di squadra in allenamento. Più un reparto era forte più l’altro lo diventava abituandosi a giocare contro di loro. Quando in partita ci accorgevamo che il nostro attacco faceva dei buoni drive e la difesa avversaria non riusciva a fermarlo, la nostra difesa aveva la convinzione di essere pronta a qualsiasi sfida perché loro, anche se non sempre, ci riuscivano e viceversa, se la nostra difesa annichiliva gli avversari avevamo la consapevolezza che prima o poi anche l’attacco sarebbe passato proprio in virtù del fatto che se riusciva, spesso, a battere quella difesa che appariva così forte, niente avrebbe potuto fermarlo. Gli sfottò, le prese in giro tra reparti in allenamento, non facevano che aumentare l’agonismo, ma servivano anche ad aumentare il rispetto per i rispettivi ruoli. Niente era più bello dello scrimmage alla fine e niente era più gratificante delle reciproche ammissioni di difficoltà alla fine dell’allenamento quando i giocatori si incontravano. La pacca sulla spalla, il sorriso misto tra un.” non mi hai fatto niente”  ed un “mamma mia che botta”, era il premio per il lavoro svolto, e niente era più gratificante di sentirsi dire: ” Meno male che giochi con noi”. L’allenamento, l’unico posto in cui si impara a vincere la paura ed in cui si impara a migliorare, passo dopo passo, errore dopo errore cercando sempre di avvicinarsi alla giocata perfetta.