Ancora sugli obbiettivi.
Vincere, diventa una ossessione e non caso mai una conseguenza. Come è possibile tra i dilettanti darsi o accettare il vincere come obbiettivo, sarebbe come accettare che alla fine di un campionato ci siano uno che raggiunge il proprio obbiettivo e un gran numero di sconfitti. Questa mentalità importata dal mondo del business dove non contano più le persone ma solo ed esclusivamente i numeri, non dovrebbe entrare nello sport. Che sia normale per i professionisti, sono pagati per giocare, ma noi paghiamo per giocare. Ci alleniamo duro, ci impegniamo al massimo per migliorarci, ma il nostro obbiettivo primario è e sarà quello di divertirci. Quest’anno abbiamo undici nuovi giocatori cosa chiedere di più a loro se non di integrarsi nella squadra, migliorare la loro concentrazione, la loro disciplina, la loro prestazioni iniziali e la loro tonicità muscolare? Cosa chiedere ai coach se non di dare loro l’esempio e di cercare di trasferire loro le conoscenze apprese in tanti anni? Qualcuno ci chiede ma se questi sono da sempre i nostri obbiettivi come mai ogni anno riusciamo ad arrivare ai play off e l’anno scorso addirittura alla semifinale della Division? Semplice, proprio per questo. Se ognuno di noi si impegna per continuare a migliorarsi, migliorerà il nostro gioco e se migliora il nostro gioco probabilmente riusciremo a fare bella figura, ma il vincere non è l’obbiettivo è la conseguenza. Portiamo il nostro modo di pensare nella vita comune. Se il mio obbiettivo a scuola è quello di divertirmi, e so che per farlo dovrò migliorare la mia conoscenza, imparare quello che mi spiegano e riuscire ad esporlo in maniera appropriata quando mi interrogano, molto probabilmente sarò promosso ma quella è una conseguenza non l’obbiettivo. Lo so quante volte sentiamo dire: “Mi Basta che prenda sei, anche sei meno e che tu sia promosso!” poi però non lamentiamoci se avremo persone che lavoreranno controvoglia, senza passione a cui interessa solo prendere lo stipendio. Il nostro obbiettivo non sarà mai quello di formare perdenti, ma sarà quello di contribuire a formare persone felici della loro esistenza perché sapranno migliorarsi e divertirsi ogni giorno, lasciando ad altri lo stress che il sopravvivere da vincenti comporta. Non sarà un caso che il settanta per cento dei giocatori professionisti in USA, unici a pubblicare tale statistica