Auguri Hulk e grazie a Mattone

Nel giorno del compleanno del grande Fabio Hulk Rancati , che festeggia il mezzo secolo, Paolo Mattone Ferrario, ci comunica che ha deciso che da quest’anno ritiene conclusa la sua esperienza di giocatore, rimanendo in squadra come allenatore.
Per molti queste potrebbero essere due notizie come tante, non per chiunque nei Rams sia passato. Fabio è oggi un affermato psicoterapeuta, e come tale è noto e conosciuto, ma circa trent’anni i fa, dopo una grande carriera nel lancio del peso, era ugualmente noto come un demolitore di linee di attacco, prima di passare lui stesso a farne parte. Paolo, beh Paolo è una storia a parte.
Lo conobbi nel 1984, quando arrivò nell’ufficio della squadra, allora domiciliato presso gli uffici di Bozart in corso Vittorio Emanuele, che aveva solo tredici anni.
Parlammo brevemente e si iscrisse subito, malgrado allora prima di entrare in campo i ragazzi frequentassero per tutto il periodo invernale, lezioni sul regolamento, le terminologie e le formazioni. A primavera si presentò sul campo puntuale insieme ai suoi compagni e da allora credo che si contino sulla punta delle dita gli allenamenti che saltò. Debutto quello stesso anno nell’unica partita che gli under 20 giocarono quell’anno: “il trofeo dell’amicizia” , contro la prima squadra dei Rhinos, dove perdemmo tanti a sei, uscendo dal campo come i veri vincitori, essendo riusciti con una squadra fatta di solo ragazzini al debutto a segnare una meta ai campioni d’Italia in carica. Dall’anno dopo si cominciò a giocare con regolarità il campionato under 20 e dopo un primo anno in cui, essendo molto giovane entrò saltuariamente in campo, cominciò a giocare con regolarità. Rimase nei Rams fino alla loro chiusura e anche nella loro fusione coi Wasp per poi passare in quasi tutte le squadre dell’interlhand milanese, riuscendo a conquistare tante soddisfazioni. Nel corso della sua carriera ha giocato Linebacker, defensive end e guardia destra nella linea di attacco e fu proprio in questo difficile ruolo dove ha avuto l’opportunità di giocare in nazionale. Non accettando compromessi farmacologici, ed essendo abituato a conquistare le cose attraverso sacrifici e non grazie a scorciatoie, gli fa negata tale opportunità, pur essendo certamente uno dei giocatori più tecnici che l’Italia abbia mai schierato.
Alla ripresa dell’attività dei Rams è tornato puntuale a vestire la maglia bianco verde, dimostrando che, malgrado gli anni, la sua tecnica non era sbiadita. Giudicato ancora due anni fa dai quotati allenatori stranieri presenti al Torneo internazionale di Phorzenaim, il migliore giocatore del torneo, titolo che raggiungerà anche quest’anno a pari merito con Piero Unione. Oggi conscio che un giocatore come lui abbia il diritto di lasciare il campo quando ancora è vicino al top, e soprattutto amando e rispettando questo sport come merita, ritiene chiusa la sua esperienza di giocatore, non certo quella con questo mondo. Troppe sono le cose che può insegnare, a partire dalla passione, per poter lasciare i suoi emuli senza la sua guida ed il suo supporto. Se l’Italia avesse una Hall of fame degna di tale nome sicuramente lui ne dovrebbe fare parte. Seppure mi dispiacerà molto non vedere quel “piccolino”, piazzare placcaggi a destra e manca per il campo, non posso che essere orgoglioso, non solo per quello che in questo sport ha fatto, ma anche e soprattutto per le scelte che ha fatto durante tutta la sua carriera e alla fine della stessa. Grazie Paolo a nome di tutto il football italiano.
(nelle foto: Ferrarioe lui con alcuni suoi compagni di squadra dell’85)