Parliamo di sport.
Abbiamo da poco votato e nelle grandi difficoltà che la nazione affronta capisco che sembri fuori luogo parlare di sport, ma una domanda me la sono posta: possibile che in nessun programma, nessuna dichiarazione, nessun comizio ci sia stato qualcuno che abbia messo lo sport in evidenza? Magari anche solo marginalmente, ma che almeno ne abbia parlato? Possibile che nessuno consideri lo sport come un momento sostanziale e formativo per la crescita della nostra gioventù? Possibile che giornali, “ben pensanti”, grandi trasmissione televisive si preoccupino solo di cosa i giovani non devono fare ma che nessuno sia in grado di prospettargli qualcosa da fare di divertente, ma nello stesso momento formativo? Molti si preoccupano di far giocare i detenuti, i rinchiusi in carceri minorili, i ragazzi in terapia disintossicante, gli obesi, ma nessuno si preoccupa di far praticare sport a chi non è in queste condizioni perché non ci debba arrivare in quelle condizioni? Quanti campi o impianti sportivi comunali hanno costruito dal 1970 ad oggi a Milano? Non saremo sempre stati in crisi o no? Comunque i soldi per rifare il manto di San Siro prima di cederlo al Milan ed inter si sono sempre trovati. Possibile che tutti reclamano uno strato laico dimenticandosi che senza gli oratori cattolici i ragazzi non saprebbero dove poter giocare? Come mai la scuola riconosce dei crediti a chi fa sport ma si guarda bene da fornirgli strutture adeguate per farlo? Perché bisogno fare andare a piedi i milanesi per insegnargli a muoversi e quando per caso questi si appassionino non hanno a disposizioni strutture adeguate? Lo sport non deve essere un hobby per pochi, una cosa riservata a chi p
uò permettersi di spendere tanti soldi, ma deve essere un diritto per tutti. Mandateci la nazionale Cantanti, quella attori, quella dei magistrati a giocare dove giocano i vostri figli e diamo gli impianti a chi ha il diritto di fare sport, non per cercare una ulteriore vetrina mediatica, ma per il sano principio di correre, saltare, giocare imparando il rispetto delle regole, la disciplina ed il piacere di rispettare l’avversario come tale e non come un nemico da sopprimere. Rimettiamo le cose a posto, facciamo in modo che la politica torni ad essere un confronti di opinioni e valori e non un derby in cui ci si schiera di qua o di la a seconda della scelta del leader. Nello sport come in politica il fine non deve più essere battere l’avversario, ma migliorarsi per costruire qualcosa, nel primo caso l’uomo, nel secondo una società in cui tutti si possa vivere meglio.