Sprint finale e controlli antidoping

Finite le vacanze della S. Pasqua da stasera comincia lo sprint finale per i due obbiettivi della stagione: la fine dell’anno scolastico per gli studenti delle scuole secondarie, il superamento di un nutrito numero di esami nella sessione di giugno per gli universitari, l’ultima tirata prima delle ferie estive per i lavoratori, e ovviamente una buona seconda parte di stagione per la squadra. Si siamo ancora delle strane persone che considerano lo sport complementare allo studio, per quanto riguarda la formazione di un ragazzo, e un oasi serena e piacevole, oltre che un grandissimo sfogo, per chi lo pratica lavorando già. Inoltre vorremmo sottoporvi alcune riflessioni. Da più parti si invocano severi controlli antidoping, ma c’è qualcuno che si è domandato quanto costa un controllo antidoping? Ora se chiamate un medico del Coni che sottoponga un atleta a controllo, il costo più o meno della analisi è di 150 euro. Questo sperando che il ragazzo non risulti positivo, perché in questo caso verrebbe invitato a Roma con un suo medico e un suo avvocato per assistere alle contro analisi e per difendersi. Cosi ,se per caso la prima presunta positività fosse stata accertata per errore o a causa di una errata procedura, il costo per dichiarare che il ragazzo nulla aveva fatto di male, si aggira tra i duemila e tremila euro. Vi sembra una prassi accettabile per dei dilettanti? Come possiamo fare allora ? Possiamo come allenatori, ma anche e soprattutto come genitori, amici, compagni di squadra, aprire molto bene gli occhi e le orecchie, osservare e prestare una grande attenzione a tutto ciò che potrebbe sembrare anomalo. Possiamo riportare ogni cosa alla giusta valenza e i valori essenziali al centro. Possiamo non aver paura di denunciare chi cerca o propone scorciatoie, ma soprattutto dobbiamo ricordarci che nessuna cosa piacevole può avere origine ... More

Cosa c’è dietro la fatica?

I Rams nati nel 2007 sono partiti da una formazione di 6 ragazzi che si ritrovavano a correre chiedendosi cosa facevano dopo che la squadra risorgeva da più di dieci anni di oblio. Non sapevano al primo allenamento cosa stessero facendo, ne forse riuscivano a intravedere l’immagine che io oggi tutti i giorni d’allenamento ho sotto gli occhi, cioè una squadra da un centinaio di persone tesserate e una sessantina di giocatori fra under 21 e senior. Noi non siamo professionisti pagati, ma ci consideriamo, come dice il nostro preparatore atletico, atleti agonisti. Agonisti perché ogni settimana ci alleniamo e ammazziamo di fatica per poter poi competere la domenica, mettendoci al confronto più che con l’avversario con noi stessi; atleti perché usiamo le nostre doti atletiche, le alleniamo, le portiamo al limite sforzandoci di migliorarle. Mi è capitato più volte alla fine di una partita sfiancante, magari sotto la pioggia, nel fango e al freddo, di chiedermi: “Ma chi me lo fa fare?” risposta che costantemente rimane senza risposta perché più concentrato sulla doccia imminente che nella meditazione. E’ difficilissima la risposta. Penso che se si potesse rispondere a questa domanda allora si avrebbe la chiave per poter fare e far fare al prossimo qualsiasi cosa, in quanto conoscere cosa alimenta il fuoco ci può permettere di controllarlo a piacere. Conoscere cosa porta l’uomo ad accettare o meno una certa fatica è sempre stato un problema cruciale, ad esempio a livello lavorativo. Durante la seconda rivoluzione industriale si pensava che l’uomo fosse a priori contrario alla fatica, e perciò andava strettamente controllato e costantemente punito nel caso non svolgesse le sue semplici mansioni. Successivamente alcuni psicologi osservarono che l’uomo può anche accettare di buon grado... More