Riflettiamo tutti insieme
Ieri mi ha chiamato un giornalista per commentare la vittoria dei Rams. Ho passato quasi trenta minuti a spiegargli come era la situazione delle federazioni, poi ci siamo salutati perché il suo tempo era finito. Mi ha richiamato dopo tre ore e mi ha chiesto nuovi lumi, ed io onestamente non sapevo cosa rispondere. O meglio per la FIF era tutto scritto sul sito della federazione, aggiornato e preciso, ma alle domande sulla Fidaf non sapevo cosa rispondere, ne sapevo dove indirizzarlo. Cercavo di difendere tutto il movimento, ma lui mi ricordava che l’ultima volta che ci eravamo sentiti era 1986, erano passati venti anni, e non si spiegava come mai eravamo così regrediti. Ecco io vorrei che ognuno di noi partisse da questa riflessione. Vorrei che ognuno di noi si impegnasse per scrivere una pagina sulla situazione di tutto il nostro movimento e vorrei che se come me trovasse difficoltà insormontabili si chiedesse come fa il signor Giovanni a capire cosa sta succedendo? Mi sono reso conto in un secondo che tutti hanno perso di vista lo scopo di tanti sacrifici. Credo che i fatti parlino al di la di ogni parola. La FIF credo che stia operando al meglio, ma serve? Serve muoversi al meglio delle proprie possibilità se si è comunque bloccati nella comunicazione dalla situazione generale? Come sempre la logica mi porta a chiedermi cui prodest, a chi giova questa situazione? Agli sponsor, ragazzi siamo seri. Ai giocatori? Non scherziamo. Non trovo risposte o meglio io le trovo ma non vorrei alimentare polemiche, vorrei alimentare riflessioni. Stiamo avvelenando lo sport più bello del mondo, stiamo rovinando una cosa bella a vantaggio di chi? Chiedetevelo come me lo sono chiesto io. Di Cantù ce ne sono ovunque ma cinquemila ragazzi che pensano di essere forti come mai non riescono a batterli? Dite che avete bisogno di chi mette i soldi e per cui dovete subire i ricatti, dite che gli americano portano pubblico, dite che cosi si sfonderà? La storia vi condanna. Gli americani giustificano solo atleti prezzolati che non hanno la nostra passione, giocano per soldi e insegnano questa mentalità anche a molti dei nostri, alzando cosi il costo delle squadre e del gioco. Spendere poco è possibile, unirsi su queste basi è possibile, il vostro avversario non è Crosti o quelli come lui che si alzano alle sei di mattina tutti i giorni o quasi per scrivere queste fesserie, i vostri avversari sono quelli che investono sulla carta trecentomila euro, che non si sa se escono, se si spendono, come si spendono e quanti ne tornano alla fonte. Io chiedo ufficialmente alla guardia di Finanza di controllare i bilanci di tutte queste società oltre naturalmente la mia per prima. Chiedo ai Nas di fare controlli antidoping in tutti gli spogliatoi delle squadre blasonate. Non voglio fare la fine del rugby, non ridurrò i miei ragazzi ad essere considerati modelli per calendari, non vanificherò i loro sforzi. Chiedo a tutti i giocatori che si allenano con coscienza di non accettare che un americano pagato gli levi il posto in squadra. Basta con il basta vincere, no, non basta vincere, bisogna farlo lealmente, ad armi pari, e il vincere deve essere frutto di sacrifici, di passione, di abilità di superamento pulito dei propri limiti. Se alziamo questa bandiera saremo una cosa nuova, bella , che trasmette passione, quella che ognuno di noi ha dentro per questo sport, altrimenti è meglio che lasciamo tutto e andiamo a seguire il calcio, loro sono se non altro più bravi nell’uccidere la passione nel trovare scuse alle sconfitte. Urliamo tutti insieme basta, cacciamo i mercanti dal tempio, che il football torni agli appassionati e non ai mercanti riciclatori. Se vi chiedono dei soldi per giocare controllate come li spendono, se pagano gli americani, se strapagano gli arbitri, se li spendono in aerei, ditegli basta. Si può fare diversamente, il football è uguale se si gioca a Gorla Minore o a Palermo per cui gironi regionali permettono di spendere meno e divertirsi lo stesso per esempio. Nessuna aziende investirebbe ragionevolmente duecentomila euro nel football perché la resa pubblicitaria è nettamente fallimentare, viceversa trentamila euro in un movimento unito renderebbero sicuramente molto di più, e ampliando la base si amplierà anche la resa.
Abbiamo una merce che è rara, è quella che condividiamo con altri sport di sacrificio, il rugby, quello che non si vede non quello della nazionale, il pugilato, il canottaggio e tanti altri, noi abbiamo una fortuna rispetto a loro siamo uno sport per tanti e non per pochi, siamo uno sport formativo perché siamo uno sport di passaggio. A football non si può giocare venti anni e il fatto che ciò avvenga è anomalo. O meglio si può giocare venti anni se si comincia a dieci, poi bisogna smettere perché non si può più rischiare di farsi male. I dipendenti, quelli che lavorano per altri, non possono fare mesi di assenze per i vari infortuni. Programmare l’attività, programmare le stagioni questo sarà il compito degli appassionati che per motivi anagrafici smetteranno di giocare, ma si adopereranno per passare al meglio il testimoni alle generazione susseguenti. Appassionati, giocatori, sveglia stanno rovinando la nostra passione. Basta sprechi, basta divisioni, se gli americani hanno questa passione, che giochino gratis come facciamo noi, altrimenti a lavorare.