Piedi per terra o meglio stance, la vittoria dei fondamentali.

I Rams vincono due partite su due, i Bob Cats vincono la loro prima partita in Golden League sebbene al debutto nella massima divisione, cosa succede? Niente di strano, semplicemente è la conferma di due cose: la politica dei piccoli passi e l’insegnamento dei fondamentali. La mia esperienza trentennale una cosa mi ha insegnato, il football americano non si gioca in 11 e non si impara in un mese. Ogni società parte con pochi giocatori, ma deve essere attrezzata, da subito, ad ospitarne tanti. Tanti perché solo avendone tanti a disposizione potrà spendere molto tempo nell’insegnare i fondamentali, tanti perché spesso un giocatore che gioca non in perfette condizioni fisica rischia di pensare che questo sia uno sport individuale e non di squadra. I ragazzi vengono al football spesse volte spinti da numeri visti in televisione, e pensano di poter o dover imitare quei numeri, non sapendo il lavoro enorme che quegli atleti hanno fatto per arrivare dove sono arrivati. Qualche volta anche gli allenatori credono di essere Tom Landry o coach di quella caratura, mentre non sono quelli i coach utili per il nostro livello e lo sviluppo del nostro sport attualmente, ma persone con doti umane e che sappiano trasmettere le basi di questo gioco. La posizione dei piedi, il peso , come mettere le mani, una buona preparazione atletica ed una dieta appropriata, questi i segreti. Ho avuto modo di conoscere al camp di Brescia il coach di Parma, ragazzo di grandi conoscenze di football di base , ma soprattutto di grandi doti umane e dotato di grande umiltà, ero sicuro che avrebbe fatto bene. Ho visto ragazzi dotati, anche recentemente, pensare che avendo fatto una buona corsa o un buon placcaggio pensano di sapere già tutto di football, e pensare di poter fare a meno dei fondamentali, dei drill, che ancora oggi professionisti con anni di esperienza fanno giorno dopo giorno, perché questo è uno sport che non si finisce mai di imparare. Credo che la svolta dei Rams sia in questo: da due anni ogni volta che escono dal campo, qualsiasi sia stato il risultato si chiedono dove abbiamo sbagliato, cosa potevamo fare meglio, e non accusando un compagno, l’allenatore o gli arbitri per il successo o l’insuccesso. Se continueremo ad avere questa mentalità, se esamineremo ogni volta i nostri errori, se continueremo a migliorarci, avremo ottenuto il nostro scopo, se questo coinciderà con le vittorie meglio. Se ogni volta diamo la colpa agli arbitri, al terreno, alla slealtà, se troviamo sempre scuse, difficilmente riusciremo a toglierci delle soddisfazioni, ma non faremo che omologarci al calcio, al peggiore aspetto del calcio, dove gente frustrata vuole pensare che spendendo milioni di euro si può ottenere la vittoria, e se non la si ottiene, bisogna per forza trovare un colpevole, che naturalmente non siamo mai noi stessi. Il football è uno sport formativo, come dovrebbe essere tutto lo sport, proprio perché deve insegnarci che il nostro destino siamo noi a disegnarcelo e costruircelo, salvo una piccola componente di fortuna, e gli organizzatori dello sport non devono fare altro che garantire che tutti debbano e possano avere le stesse opportunità, cosi come gli allenatori e i presidenti devono impegnarsi perché tutti gli atleti abbiano le stesse possibilità di giocare, premiando lo spirito di sacrificio, la continuità, l’apprendimento e tutte quelle doti che fanno di un ragazzo un giocatore. Quando viceversa abbiamo pochi atleti, siamo a scelte obbligate, mandiamo in campo ragazzi anche se non sono preparati, diamo troppa importanza a questo o a quel giocatore, perché non abbiamo sostituti. Il nostro scopo non è vincere, è fare in modo che ogni ragazzo che si affida a noi esca dagli allenamenti migliorato e soddisfatto di se stesso. Spesso quando questo succede, si ottengono anche buoni risultati, ma non è per quello che un buon allenatore deve lavorare. La parabola dei talenti insegna esattamente quello che è il nostro pensiero. Quest’anno al nostro lavoro stanno coincidendo anche vittorie, ma le sconfitte degli altri anni erano accolte con la stessa serenità proprio perché ad ogni partita vedevano comunque grandi miglioramenti. In questa stagione abbiamo due fattori importanti: tanti appassionati come allenatori e un gruppo di ragazzi fantastici, che si allena con coscienza e si impegna con dedizione, non so dove questo ci porterà, so che partita dopo partita, allenamento dopo allenamento,vedo uomini migliori, e questa è per me una grossa soddisfazione. I miglioramenti a scuola, le lauree di quest’anno, la coscienza sui posti di lavoro sono il campionato che i nostri ragazzi hanno vinto, il football è stato lo strumento ludico con il quale ottenerlo, se poi vinceranno anche sul campo, saremo i primi a gioirne.