Non cambiamo il mondo cominciamo a cambiare noi

Pochi giorni fa ero impegnato in una inutile discussione sul traffico mondiale di stupefacenti, sulle vie dell’eroina su come la guerra del Vietnam era stato il primo inizio della diffusione e così via. Mentre io e il mio interlocutore discutevamo di queste problematiche, sicuramente nel nostro quartiere c’era un ragazzo che si avvicinava per la prima volta alla droga. Bene credo che sia comprensibile allora perché dopo alcuni minuti di questo sfoggio di cultura sulla macroeconomia e gli stupefacenti abbia lasciato la conversazione per pensare a cose più concrete. E’ appurato ed assodato che nessuno di noi può stroncare il traffico di stupefacenti, ma è ugualmente assodato che possiamo fare qualcosa perché le persone intorno a noi riescano a non entrare in un tunnel di cui è poi molto difficile trovare l’uscita.
Non limitiamoci a spiegare quanto siano false le opinioni che ritengono possibile controllare l’uso delle sostanze, quanti fumatori avete conosciuto che vi hanno spiegato che smettono quando vogliono, o che il fumo non fa male, queste ormai sono tesi che solo ignoranti in mala fede possono sostenere, ora il governo gli ha anche tolto l’alibi della lotta all’alcool, alibi effimero, perché era come dire non proibite le pistole fino a quando non proibirete anche le fionde, ma comunque anche quella è passata. La nostra battaglia deve incentrarsi sul dare ai ragazzi alternative alle droghe e lo sport in questo è sicuramente una grande soluzione laddove gli allenatori, i dirigenti, i compagni di squadra, si adoperino per tenere l’ambiente pulito. Abbiamo il coraggio di non tollerare più i drogati. Non nascondiamoci dietro un dito. In molti spogliatoi ci sono atteggiamenti troppo tolleranti. Torniamo al piacere dello sport come tale. Non dobbiamo inventarci niente, basta rispolverare quei valori che ogni volta che li vediamo al cinema ci portano a commuoverci. Siamo tutti convinti che quella sia la strada giusta ma abbiamo poi paura a metterla in pratica e permettiamo che pochi rovinino tutto a tutti. Basta! Un controllo antidoping serio costa, se negativo 116 euro, se positivo molto di più per via delle controanalisi e tutto quello che ne consegue. E’ un costo insostenibile, ma una vigilanza negli spogliatoi, un attenzione su muscoli cresciuti troppo in fretta può salvare qualche vita umana. Non è mai successo che una mela marcia inserita in un cestino guarisse le mele buone, è sempre stato il contrario. Noi non siamo per l’emarginazione, ma per la tolleranza zero. Tra pochi giorni partirà la nostra nuova stagione e il nostro impegno sarà ancora più assillante, mi auguro che sia un impegno di tutti, vogliamo che le nostre vittorie piccole o grandi siano frutto dei nostri sacrifici, vogliamo che chi si avvicina a noi lo possa fare consapevole che esiste un altro modo di fare sport che è quello che ti fa gioire per ogni piccolo tuo miglioramento, ma anche per quello del tuo compagno che hai visto sudare con te. Vogliamo che attraverso lo sport i nostri ragazzi assumano la consapevolezza che esiste un altro modo di vivere che non è quello di aspirare a fare più soldi a scapito di altri e senza badare a come. Si può crescere tutti insieme per il piacere di farlo. Ma si vince soprattutto se portiamo quei valori che impariamo nello sport anche nella vita. Lo sport non deve essere un mezzo di rivalsa sociale, ma uno strumento di crescita attraverso il gioco. Lo sport non deve essere considerato tempo perso o sottratto ad attività più importanti, ma deve affiancare le attività di apprendimento, insegnando a sua volta valori e comportamenti etici che la scuola non insegna.
Avremo tempo di parlare di obbiettivi tecnici ma il nostro primo obbiettivo deve essere etico, la nostra concezione è che lo sport è un diritto ma è anche un dovere. Quando vidi nel 1979 “Quella sporca ultima meta” fui affascinato da quei valori, trent’anni dopo sono attuali più che mai. Noi ci batteremo per renderli reali e sono convinto che una squadra con questi valori non potrà che crescere anche tecnicamente.