Football Americano o Grande fratello

Leggendo in giro per i vari blog e parlando con alcuni addetti ai lavori o presunti tali, sembra che il football americano sia nato in Italia con un solo ed unico scopo: andare per televisione e sui giornali. Questo sembra che sia l’unica cosa che importi alla maggior parte di quelli che leggo, che poi sono la minima parte del movimento. Nessuno che spiega perché il football americano dovrebbe andare per televisione , no tutti a dire facciamo questo, chiamiamo quello, troviamo sponsor, schieriamo oriundi, finti italiani facciamo sposare americani con italiana, insomma va bene tutto purchè si vada per televisione. Ora la prima domanda è come mai ? Uno potrebbe pensare che è un modo per riuscire attraverso maggior visibilità a recuperare degli sponsor per abbassare i costi delle squadre, ma se questa fosse la priorità si cercherebbe di contenere al minimo i costi, facendo come ha fatto la FIF campionati a prezzi accessibili a tutti, invece, da chi vorrebbe ergersi in Europa ad unico rappresentante del football i costi sono lievitati per scelta, facendo campionati con trasferte chilometriche e ammettendo americani nei roster. La seconda domanda è: perché una televisione, un giornale dovrebbe interessarsi al football americano? Questo non si capisce, perché loro sono i primi a non credere nel football, tante che fanno e cercano, tutte le scorciatoie, meno la strada maestra per ottenere quello che vogliono. Ecco credo che il punto sia questo: troppa gente ha preso il football come una sorta di palcoscenico per arrivare ad apparire. I discorsi dei vari film sul football hanno entusiasmato, ma nessuno si è soffermato sui sacrifici ed il tempo che i giocatori dei vari film hanno fatto per arrivare a fare o sentire quei discorsi. Qualcuno ha pensato che in fondo bastava andare su un campo a fare delle risse per essere dei bravi giocatori di football, qualcun altro ha pensato di risolvere la propria scarsa autostima nominandosi presidente di una società e aprendo un sito internet convinto che questa fosse la strada. Attenti il football ha molto da dire ma bisogna conoscerlo, amarlo, crederci e soprattutto praticarlo per il piacere di farlo, per passione, per la voglia di superare se stessi, questa è la ricetta vincente, questo porterà i ragazzi sui campi di football. Le scorciatoie portano inevitabilmente al doping, la voglia di apparire porta al bullismo, la fatica e l’esempio portano alla leadership. Il soffrire insieme forma la squadra, lo stare insieme per prevaricare gli altri a qualunque costo porta alle bande. Il tutto subito porta allo stupro, la fatica, la crescita e la consapevolezza dei propri mezzi acquisita giorno per giorno, porta alla conquista. Noi non vogliamo stuprare nessuno nemmeno la televisione, vogliamo semmai conquistarla, se saremo capaci attraverso questi messaggi, ma soprattutto attraverso l’esempio ad attrarre un numero tale di persone che saranno poi i media a cercarci. Guardate che non sto parlando di sogni ma sto raccontando quello che successe trent’anni fa. Anche allora qualcuno cercò scorciatoie pensando che facendo fare il calcio d’inizio ad Altafini, o facendo cambiare e buttando in campo Zanon, allora campione europeo dei pesi massimi di pugilato, o Jordan pivot professionista del Basket a Bologna, la stampa ci si sarebbe buttata. Non fu così. La stampa si interessò al football quando vide che i tesserati praticanti erano oltre 4000, che al Giuriati, al motovelodromo di Ferrara, di Torino e alla Lunetta arrivavano alcune migliaia di persone, allora qualcuno cominciò a chiedersi cosa aveva di vincente il football. Purtroppo il nostro errore fu di non considerare che la stessa domanda con scopi diversi se la posero anche alcuni faccendieri che arrivarono al football per saccheggiarlo, e con nostro grande dispiacere, ma non con la mia complicità, ci riuscirono.
Facciamo in modo che la cosa non si ripeta, questa volta siamo ripartiti con il piede giusto, guardiamo gli errori degli altri per non ripeterli. Nessuna furbata in FIF, applichiamo per una volta la regola maestra: chi sbaglia paga. Senza se e senza ma e senza che questo debba portare il reo all’emarginazione. Torniamo al piacere di conquistarci le cose, con sacrificio ed intelligenza e senza scorciatoie. Se si deve pagare il dieci si paghi il dieci, se non si è pagato pazienza si pagheranno le multe, senza scuse. Se gli americani pagati non possono giocare, che non giochino, non inventiamoci repubbliche delle banane in cui farli nascere o regole nuove, magari anche tollerate ma eticamente sbagliate. In under 21 giocano gli under 21 e così via, un arbitro anche se sbaglia rimane un arbitro, gli si possono chiedere spiegazioni, anche discuterci, ma mai insultarlo o addirittura spingerlo.
I muscoli, se uno vuole farseli, ci vogliono anni e duri sacrifici in palestra, qualsiasi altra cosa e uno stupro al nostro corpo. Le vittorie si conquistano centimetro dopo centimetro e con tanto lavoro, tutti si riempiono la bocca con queste affermazioni, poi vogliono la diretta televisiva subito, la vittoria agli europei anche con finti italiani e lo stipendio a fine mese. La lotta al doping comincia con il riuscire a capire che le soddisfazioni perché siano tali devono essere conquistate, e vi posso garantire che tutti noi quando quest’anno a pochi secondi dalla fine della finale di conference giocavamo per vincerla o perderla non siamo rimasti delusi dalla averla persa, ma sodisfatti per esserci arrivati in soli due anni partendo da sei, sei nuovi giocatori e due vecchi appassionati come il fido Rossini ed io.
E’ stata la via maestra che ha aggregato tante persone di buona volontà, è stata la via maestra che ci ha portato oggi ad un importante accordo coi Puma, non le scorciatoie o i sotterfugi, ma il confronto leale tra appassionati. There is no a Wrong way for a right things (non c’è una via sbagliata alle cose giuste) questo mi disse Rutigliano vventicinque anni fa io ne ho fatto tesoro.