Il football: vero gioco di squadra.

Questo rimane il vero problema del football americano in Italia. Gli italiani, individualisti per natura, fanno molta fatica a lavorare insieme e a capire l’importanza di una coesione di intenti. Abbiamo studiato che siamo un popolo di santi, navigatori, esploratori, eroi, costruendoci di volta in volta dei miti. Raramente ci hanno spiegato che quei miti lo sono diventati grazie al lavoro di squadre forti. Pensiamo a Garibaldi senza i mille, per esempio, a Colombo senza gli equipaggi delle caravelle, e cosi via. La grandezza di qualsiasi grande cosa è sempre frutto del lavoro di un grande gruppo sotto la direzione di un leader. L’errore sta nel considerare il leader, che è sicuramente il più appariscente del gruppo, più importante del resto del gruppo. Quando questo succede si assiste alla misera fine del leader e del suo gruppo. Quando si sottovaluta il valore aggiunto enorme che la coesione di intenti da a qualsiasi team si va incontro a grandi delusioni. Questo è quello che spesso succede negli sport di squadra, questo è successo a noi domenica. Abbiamo ritenuto che bastasse l’impegno di alcuni per rivivere le soddisfazione passate, non si è abbastanza creduto nell’importanza del ruolo e del lavoro di ognuno di noi e si è ritenuto che ci si potesse impegnare un po’ di meno senza modificare il risultato. Non è così. Non lo può essere e per fortuna non lo è. Nell’ultima partita perfino chi doveva correre in campo con l’acqua nei time out non lo ha fatto. Domenica anche chi normalmente è puntuale era in ritardo o non si è presentato al campo. Da questi segnali si capiva che sarebbe stata una partita difficile, molto più difficile di quanto avrebbe dovuto esserlo. E’ la seconda volta che la trasferta ci penalizza in questo senso. Si confonde il viaggio per raggiungere il campo, con la gita fuori porta. Il prossimo week end la gita sarà particolarmente lunga. Speriamo che abbiamo il tempo per assimilare, quanto, solo dalla coesione possiamo trarre benefici, speriamo che tutti capiscano che l’adeguarsi alle esigenze di tutti, riuscire a condividere la stessa passione e la stessa voglia, riuscire a capire che la nostra forza sarà pari all’anello più debole della nostra catena, perché e li che l’avversario baserà il suo gioco, farà si che il viaggio di ritorno sia un piacere ed una gioia e non una serie di rimpianti. Sono fiducioso che la lezione di sabato ci sia servita, sono convinto che torneremo a giocare con grande umiltà, ponendoci gli obbiettivi di sempre: chiudere sette otto down e riuscire a tenere i Briganti sotto i ventisette punti. Questo il nostro obbiettivo, questo l’obbiettivo che la squadra dovrà raggiungere anche se a causa della distanza e dell’impegno della trasferta dovremo rinunciare ad alcuni giocatori. Guardiamoci negli occhi e facciamo si che il nostro anello più debole sia comunque un anello forte.