Le sette menzogne del successo

L’articolo di Dario esce con un giorno di ritardo a causa di impegni inderogabili di cui parleremo nei prossimi giorni. Vi anticipo intanto che è stata fissata in venerdì 7 maggio alle 10.30 all’Aquila la data della prima conferenza stampa di presentazione del 30° SuperBowl. Ci scusiamo pe ril ritardo.

Tutti noi che poco o tanto tempo fa siamo andati a scuola abbiamo studiato la storia, per la maggior parte è senza dubbio risultata una noiosa sequenza di date e avvenimenti. Certo, è improbabile che studiandola a livello scolastico, in maniera così prettamente cronologica, didattica e superficiale emerga qualche interesse per la congerie di figure che la popolano. E’ entrando appena appena più nel dettaglio però che arriva la parte interessante, cioè se anche solo decidessimo di approfondire un personaggio a caso rimarremmo stupiti dalle mille avventure che gli uomini del passato hanno vissuto, fra guerre, amori impossibili, intrighi politici, arte, imprese sportive e avventurose e scoperte rivoluzionarie. A me personalmente hanno sempre affascinato i grandi comandanti, strateghi, generali e combattenti, ma anche scienziati, politici e artisti; sono sempre rimasto stupito leggendo di come riuscissero nelle imprese più ardue, e mi chiedevo cosa avessero di diverso dagli altri per riuscire laddove un comune umano falliva. L’ambizione del potere o della fama? La presunzione di essere i migliori? La cupidigia? Cosa rendeva così forte le loro personalità, cosa gli permetteva di essere sempre a cavallo di ogni situazione, di non crollare nel momento peggiore e trovare una via d’uscita ad ogni problema?
In sostanza, perché risultavano dei vincenti? Problemi e domande non diverse mi si sono riproposte nel football americano perché di fatto alla fine il problema è lo stesso. Una profusione di parole è stata scritta riguardo a quanto sia importante la preparazione mentale oltre che fisica prima delle partite, durante gli allenamenti e in generali in ogni sport. Però mai come nel football americano i coach cercano il modo migliore per creare la vera motivazione nei suoi atleti, cercando di plasmarli nel modo di pensare, nell’approccio al problema di gioco; questo perché è stato dimostrato essere tanto potente quanto la preparazione fisica. Gli studi di psicologia sulla maniera migliore per allenare psicologicamente i giocatori sono centinaia, e ringrazio il Cielo di avere allenatori che cercano di formare anche da quel punto di vista, perché è probabilmente quello che ti aiuta di più al di fuori del campo, dove la velocità della corsa non sempre è utile. Cercare di creare la mentalità dei vincenti in delle persone che vedi tre volte la settimana per due tre ore è difficilissimo, ma è quello che può fare la differenza. Proprio riguardo a come si forma la “mentalità dei vincenti” ho letto un libro molto interessante che, anche se certe cose vanno guardate con occhio critico, offre molti spunti di riflessione. Anthony Robbins sostiene come tesi fondamentale di “Come ottenere il meglio da sé stessi e dagli altri” che se facciamo nostre le credenze, le convinzioni, i modi di pensare delle persone che nella storia sono state di successo – quelle figure tanto affascinanti che ho sopra descritto – allora anche noi otterremo a nostra volta il successo, cioè quello che vogliamo, nella nostra vita. Una tesi molto forte e da prendere con le pinze ma che permette almeno d riflettere su argomenti che raramente ci poniamo, ma che io ho personalmente rivissuto sul campo da gioco. Analizzando il pensiero di tutte le persone che a suo parere sono state vincenti in vita, che hanno raggiunto la felicità e il successo, Robbins ha scoperto che la maggior parte di queste aveva dei punti in comune, delle convinzioni dette “le sette menzogne del successo”:
1. Tutto quel che succede ha una ragione e uno scopo, e possiamo servircene
2. Non c’è nulla di simile al fallimento, ci sono solo risultati
3. Qualsiasi cosa accada, assumitene la responsabilità
4. E’ necessario comprendere le cosa per essere in grado di servirsene
5. La gente è la nostra massima risorsa
6. Il lavoro è gioco
7. Non c’è successo duraturo senza impegno
Per i prossimi articoli il mio obiettivo sarà trovare le analogie che naturalmente ho trovato col football americano, e, chissà, magari questo ci aiuterà ancora di più a capire qualcosa sul senso che questo sport ha per noi appassionati giocatori e magari a migliorarlo.
Il Pensiero di HP
di Dario D’Ambrosio