Quella meta non è mai stata sporca.

 

Settimana scorsa è morto Burt Reynolds, non uno tra i più grandi attori di Hollywood, sebbene ricevette anche una nomination per l’Oscar come miglior attore non protagonista,  ma sicuramente un attore al quale il football italiano ed i Rams in particolare devono molto. Fu infatti grazie  al film “Quella sporca ultima meta” , in cui lui era protagonista, che io e molti altri conobbero il football americano e fu grazie a quel film che io decisi che avrei giocato a quello sport e fondai i Rams. Il messaggio che quel film trasmetteva era molto semplice, la capacità del football americano di aggregare in una squadra le persone più disparate che fino al giorno prima si sarebbero ammazzate , e non solo metaforicamente, e l’opportunità di far si che, nemici giurati, diventassero avversari degni di rispetto, oltre al fatto di enfatizzare la grande soddisfazione che il giocare per gli altri anche  a rischio della propria incolumità, da. Burt Reynolds ebbe anche una parte importante in un altro film cult di quegli anni: “Un tranquillo week end di paura” che riscosse e un buon successo e lo troviamo anche in altre pellicole con alterni successi, ma per noi rimane il quarterback dei Mean Machine, la mitica squadra dei detenuti che affrontò le guardie. Credo di conoscere le battute di quel mitico film a memoria, avendolo visto oltre trenta volte, cercando ogni volta di ricavare insegnamenti sulle regole del gioco, non essendoci, a quel tempo, niente o quasi in Italia sul football, ed ancora oggi quando in alcuni canali lo passano non riesco a non andare a riguardarlo. Pochi però sanno che Reynolds gioco sul serio a buon livello da runningback a Florida State University. Credo che il personaggio da lui interpretato, Paul Crewe, renderà per noi ambedue immortali.