QUELLA SPORCA ULTIMA DOMENICA

– Rubrica biancoverde di Cinema e Sport –

#16 Quello che conta è il motivo per cui si gioca

Dolcetto o scherzetto? Il dolcetto è che è uscito un nuovo articolo, mentre lo scherzetto è che le festività l’hanno fatto slittare un po’ lontano da ottobre, mese molto importante per ciò di cui vi voglio parlare oggi. 

Dalla metà degli anni ‘80 ottobre è diventato infatti il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, il più diffuso in Italia con più di 50.000 diagnosi all’anno (1 donna su 9 ne è colpita nell’arco della vita), sebbene grazie alla ricerca e alla prevenzione la sopravvivenza dopo 5 anni sia aumentata fino all’87%.

Da tanti anni i Rams sono in prima linea nella campagna di sensibilizzazione e i più attenti si saranno certamente accorti dell’ondata di rosa (il nastro di questo colore è il simbolo ufficiale della manifestazione) che tinge le nostre divise biancoverdi in prossimità del terzo venerdì del mese, giornata mondiale della prevenzione.

Se anche voi volete contribuire alla ricerca potete farlo attraverso una donazione all’AIRC (https://nastrorosa.it/) o ad altre associazioni, ma pensate che anche un gesto o un pensiero per chi sta lottando o per chi ha perso qualcuno può fare la differenza nell’affrontare questo male che si auspica diventi sempre meno spaventoso.

Per chi tra voi si stesse domandando dove sia finito il film di oggi, non temete, perché non me ne sono dimenticato, ma anzi è stato nei miei pensieri durante tutta questa lunga, ma fondamentale, introduzione. Si tratta di The Express, biopic emozionante che racconta la storia di Ernie Davis, il primo afroamericano a vincere l’Heisman Memorial Trophy, il premio al miglior giocatore di college NCAA. 

The Express (2008) di Gary Fleder

Titolo originale: The Express: The Ernie Davis Story     

Interpreti: Dennis Quaid, Rob Brown

Dove trovarlo: Sky (abbonamento), Microsoft (3.99), Google Play (3.99)

Ernest “Ernie” Davis (Rob Brown) ha perso il padre in un incidente prima ancora di nascere e vive con i nonni materni in Pennsylvania, fino a quando la madre, trovato un lavoro e dopo essersi risposata, riesce a riprenderlo con sé e a portarlo ad Elmira, nello stato di New York.

Alla Elmira Free Academy eccelle nella santa trinità degli sport americani, ma se il basket sembra essere inizialmente la sua vocazione, è il football che lo appassiona veramente, e come running back inizia a vincere di tutto, guadagnandosi il soprannome “The Express”, il treno.

Finito il liceo Ernie Davis è corteggiato dalle più importanti squadre di college, ma il coach Ben Schwartzwalder della Syracuse University (Dennis Quaid) gli ha puntato gli occhi addosso e per convincerlo ad iscriversi si porta dietro Jim Brown, giocatore al senior year già idolo del ragazzo, passato poi alla storia come uno dei più forti fullback dell’NFL.

Tra i due nasce un’amicizia destinata a cambiare le regole del gioco e della società, perché alla testa dei Syracuse Orangemen Davis sfida il pregiudizio razziale dell’America degli anni ‘50/‘60 e conquista il titolo nazionale, diventando un’icona generosa e gentile del giovanissimo movimento per i diritti civili.

La sua è però una storia agrodolce, per non dire tragica, perché dopo i successi degli anni del college il destino non gli permetterà mai di giocare per i Cleveland Brown, la squadra che lo vuole per primo al draft del 1961. A mettersi tra lui e la carriera sognata e tanto sudata, una grave malattia, la leucemia, al tempo senza alcuna speranza di guarigione, ma oggi sempre più trattabile e curabile.

Ho sempre cercato di evitare gli spoiler, ma dato che si tratta di una storia vera più o meno conosciuta anche qui da noi, ho voluto porre l’attenzione sulla vita di questo giocatore diventato un simbolo per tanti e di cui il presidente Kennedy disse: “non è morto giovane, è vissuto giovane”.

Grazie per essere arrivati fino a qui, spero di non avervi incupito eccessivamente e di avervi ricordato che la gente come noi non solo non molla mai, ma sta vicino con tutte le C a chi lotta per non mollare e a chi di mollare, ogni tanto, non può fare a meno.

Riccio#66