Rams, non solo giocare a football

Che bello quando entriamo in un posto ed incontriamo una persona sorridente che ha il piacere di soddisfare al meglio la nostra esigenza. Quando ce ne accorgiamo qualunque sia la sua professione dentro di noi ci diciamo che in fondo è normale: è un professionista. Ecco, è questo che non capisco, perché un giorno qualcuno ha ritenuto che il professionista dovesse essere pagato tanto, anzi più era professionista, più andava pagato. Ieri sono andato con il nostro defensive end da un nostro ex giocatore, oggi ottimo ortopedico, una volta discreto middle line backer, che diventava micidiale nel suo ruolo inserito in una banda quale era la nostra difesa di allora, ebbene nei suoi occhi, nei suoi gesti, nel suo porsi si vedeva il piacere di spiegarci cosa era successo al ginocchio di Ignazio. C’era proprio il piacere nel farlo, la soddisfazione di poter mettere a frutto le proprie conoscenze, i propri studi. L’impressione che ne ho ricavato è stata che la cosa più triste per quel bravo medico sarebbe stata quella di non poter visitare nessuno, l’ultimo dei suoi problemi sarebbe stato quanto avrebbe percepito per mettere a frutto il proprio talento. Mi chiedo quando qualcuno ha modificato questo modo di pensare. Capisco che uno debba essere pagato per fare qualcosa che non gli piace, visto che non si divertirà, se non altro verrà ricompensato con del denaro, ma sicuramente visto che fa qualcosa che non gli piace , non metterà mai l’amore e l’attenzione che potrebbe metterci chi lo fa per passione. C’è qualcosa nel ragionamento corrente che mi sfugge. In molti professionisti ci accorgiamo di quanto piacere provano nel fare la loro professione. Prendete Angelo Macchiavello, già direttore e non a caso di una rivista di Football Americano negli anni ’80, oggi inviato speciale di Mediaset, sebbene lo mandino quasi sempre in situazioni tragiche, nei suoi occhi si vede il piacere di dare la notizia nel modo migliore, di renderti partecipe di quanto sta succedendo, cercando di essere il più fedele possibile alla realtà, trattando l’argomento con sensibilità propria di chi ama il proprio lavoro per quello che è. Mentre in altri si vede che cercano di utilizzare la notizia per supportare una loro tesi politica, calpestando la dignità della loro professione. Non parliamo dei cronisti sportivi, dal tenore delle loro domande ai protagonisti vi accorgete di quanto siano nel posto sbagliato, così come quel poveretto che durante il terremoto andava a chiedere agli sfollati che dormivano nelle auto come mai erano li e cosa provassero. Prendete alcuni cantanti, ve ne accorgete che hanno il piacere di cantare, che si rendono conto che la gola è per loro uno strumento e lo vogliono usare per comunicare con gli altri. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. La natura fa si che in ogni generazione nascano persone predisposte, come talento per fare i più svariati lavori, basterebbe che i genitori e la società permettesse loro di esprimersi e vivremmo in un mondo di gente soddisfatta e capace, sicuramente senza conti bancari a molti zeri ma nessuno avrebbe bisogno di comprare ciò che gli altri gli offrirebbero volentieri e con il cuore. Mi rendo conto che pensare questo in una società complessa come è diventata la nostra è da pazzo, quale io ormai sto diventando, mi rimane il rammarico di non poter far niente di importante per modificarla, ma quello che continueremo a fare è perseguire questo sogno nei Rams.
Si da noi continueremo a perseguire la politica che chi viene può fare ciò per cui più si sente portato. Vuole allenare ? Lo metteremo in grado di farlo, vuole occuparsi della grafica dei manifesti, ha il piacere di fare lo speaker e vorrebbe provare? Preferisce fare le riprese perché pensa di diventare un buon documentarista? Adora tenere la contabilità ordinata o aiutare i ragazzi tenendogli a posto il magazzino? Pensa di essere in grado di scrivere veritiere cronache delle partite o semplicemente raccontare come funziona la squadra? Ritiene che esiste un modo per fare l’arbitro diverso da come viene concepito in altri sport? Pensa che fare il taping per preservare le caviglie dei giocatori sia importante e avendone la capacità vuole esserne il responsabile? Pensate quante soddisfazioni ci si possono levare in una piccola squadra come i Rams. Una sola cosa è importante da noi: l’impegno, che deve essere serio e la condivisione delle responsabilità. Siamo fermamente convinti che solo se tutti ci metteranno passione e il loro talento potremo divertirci e raccogliere tante soddisfazioni. Da trent’anni abbiamo fatto questa scommessa e per molti anni l’abbiamo vinta, altri anni abbiamo preferito chiudere ma non snaturare il nostro pensiero. Adesso stiamo riformando un buon gruppo, adesso giorno dopo giorno qualcuno si aggiunge e viene a provare, sarebbe stupido se qualcuno che condivide il nostro pensiero non lo facesse. Per questo nei Rams, sotto la mia direzione, nessuno è mai stato pagato. Tutti quelli che potevano hanno pagato la quota di associazione, ma nessuno ha mai percepito dei soldi per mettersi al servizio della squadra. Quello che dalla squadra abbiamo ricevuto però, nessuno potrà mai comprarlo ne nessuno potrà mai rubarcelo, appartiene da sempre solo a chi a qualsiasi titolo ne ha fatto parte.