Il risveglio dal sogno

Di buon mattino ci aggiriamo per il Mariott per cercare di incontrare ancora più gente possibile. Io mi dedico ad una sessione sull’attacco di U.S. Naval Academy, filosofia e schemi, tenuta dall’Head Coach Ashley Ingram, mentre in altre sessioni si parla degli special team con Mark Elder della Central Michigam University, della difesa di Alabama University con Coach Bo Davis e di altri tipi di difesa e di special team con altri Coach di importanti università. Io, onestamente, capisco poco, sono tutte cose troppo difficili per me quelle spiegazioni, quei nomi che fanno la felicità di tanti in discussioni annose,sulla miglior difesa possibile su quel tal ricevitore, se è meglio fermarlo con una zona due cinque o profonda o non so che diavolo. Io preferisco uscire dalle enormi aule di studio tesserino-convention-afcae cercare qualcuno che mi spieghi come mettere i piedi nelle posizioni base o come ricevere la palla dal centro in modo corretto. Mi imbatto così in un vecchio coach di Hight School che mi da tanti consigli che finalmente riesco a capire, ma che soprattutto riuscirò a spiegare con qualche possibilità di essere capito. Proprio mentre stiamo parlando passa Coach Ashley che saluta affabilmente il mio interlocutoredscf2492 e incuriosito dalla nostra chiacchierata ci da il suo parere illuminato. Io gli faccio presente le grandi difficoltà che abbiamo in Italia e lui mi spiega che sono le stesse che ha lui. Bontà sua. Mi racconta infatti che non potendo scegliersi i giocatori come è concesso fare alle Big Ten, si deve accontentare di quello che ha tra gli iscritti all’accademia navale, la nostra marina per intenderci, e sebbene ogni tanto capiti qualche talento, per la maggior parte dei casi i suoi giocatori non sono mai dei fenomeni. Lui allora valuta chi ha e in base alle loro caratteristiche decide il play book. Poi pretende che quello che devono eseguire venga fatto a perfezione cercando di sopperire con disciplina e motivazione alla carenza di talento. Devo dire che a giudicare dalle statistiche gli riesce perfettamente. Quello che mi lascia sempre esterrefatto degli americani è la loro disponibilità. Mi immaginavo di vedere Lippi che incontra un allenatore di una remota squadra di calcio, credo che difficilmente si sarebbe soffermato a conversare. Salutato lui incontro sempre molta gente che mi ferma, sarà per la scritta Italia sulla maglietta, probabilmente e giustamente a loro non interessa se il marchio che porto sopra la scritta sia FIF, credo che sarebbe stato lo stesso fosse anche stato scritto Boh. Qui si respira aria di passione , di Football vero e delle nostre sigle proprio non interessa a nessuno, sebbene credo che da oggi vista la mola di contatti e di biglietti distribuiti, qualcuno si ricorderà dell’indirizzo FIF e del nostro Segretario. Verso mezzogiorno entra in funzione la squadra smontatori e in meno di mezz’ora il nostro paradiso svanisce. Come al risveglio da un sogno, dove c’erano le foto di mitici giocatori e allenatori compare la promozione di una convention di una nota ditta di elettronica. Vorrei aggrapparmi almeno al mammozzone che dava il benvenuto ai coach dell’AFCA mentre quattro enormi neri lo stanno facendo a pezzi, ma non mi lasciano neanche il tempo di provarci. Rimane il rimpianto del primo giorno perso a causa della neve e dell’inefficienza della Lufthansa, diciamolo una volta tanto, magari l’Alitalia l’anno prossimo ci fa lo sconto sul volo per Dallas. Si perché l’appuntamento è rinnovato a Dallas 2010 e certamente faremo di tutto per esserci.