Le persone perbene fino a quando si limiteranno a lamentarsi?

In questi giorni assistiamo a fenomeni particolarmente tristi: politici che si vendono, etnie che si ammazzano, le Olimpiadi disturbate da facinorosi per i quali ogni cassa di risonanza va bene pur di far parlare di loro. Ognuno annuncia la sua ricetta, quasi sempre la solita, mettete me al suo posto. Noi crediamo che questi fenomeni non siano che la punta di un iceberg molto più ampio. La mancanza di regole, il decadimento dei valori, la ricerca del vantaggio a prescindere dal merito sono ormai insiti nella nostra società. Siamo pronti a mandare un euro con un sms dal telefonini per i terremotati di turno, ma siamo indifferenti alla signora anziana in difficoltà davanti a casa. Ci hanno convinti che chiunque sia in panne in auto è un pericoloso rapinatore, così tutti abbiamo la scusa per non aiutarlo, ci hanno convinti che ogni mariuolo sia il pericolo pubblico numero uno, per cui davanti ad uno scippo facciamo finta di non vedere, giriamo la testa dall’altra parte. I cosi detti reality, che di reale non hanno veramente niente, cercano di convincerci che l’unico mezzo per raggiungere uno scopo sia la televisione, per cui le denunce non si fanno più alla magistratura, ma a Striscia la notizia, se hai litigato con un tuo parente, non lo chiami, aspetti dieci anni e poi vai a “C’è posta per te”, e cosi via. Cosa possiamo fare? Possiamo ribellarci, dobbiamo parlare e non guardare la televisione, dobbiamo fare più sport, quello vero, dobbiamo smettere di ridere davanti ai truffatori travestiti da giocatori di calcio milionari che simulano il rigore, perché poi non potremo indignarci davanti a chi simula di essere handicappato, dobbiamo smettere di accettare che si spendano oltre un milione cinquecentomila euro per l’apertura dei mondiali di nuoto e non li si spendano per aumentare il numero dei praticanti allo sport. Dobbiamo pretendere che i nostri figli possano fare sport, quello vero, quello che serve a trasmettere i valori: la lealtà, la dignità, il rispetto, la condivisione. Non permettiamo che queste parole vengano utilizzate da ragazzi urlanti nelle varie trasmissioni che si ergono a paladini della loro generazione. Non lasciamo che passi il messaggio che incontrandosi due giorni “nella casa” si possa parlare di amore, amicizia, impegno. La vera isola dei famosi è quella che stanno vivendo dei nostri concittadini in viale Padova ed in altri mille posti della nostra nazione e la vivono tutti i giorni, senza potersi ritirare. Questa è la vita reale in cui vive la maggior parte della gente che deve sapere che la loro dignità è un valore, che la loro pazienza è un valore, anche se non vinceranno niente loro sono quelli che permetteranno a noi tutti di riflettere, ascoltandoli potremo imparare molto. Il CONI investe solo per pagare chi vince le medaglie, solo su quelli che hanno scelto di fare dello sport la loro professione. Benissimo ma chi investe per far praticare lo sport ai nostri giovani? La scuola? Il comune di Milano non fa un impianto sportivo nuovo da cinquant’anni e l’ultimo fatto è crollato. Dove devono andare i nostri ragazzi a praticare sport? Tutti i perbenisti della medio, alta borghesia non sentono l’obbligo di aiutare le società sportive per migliorare la coscienza dei nostri ragazzi? Tutti gli sport minori sono in grossa difficoltà, perché anche gli imprenditori stanno entrando nella logica di cosa mi rende la sponsorizzazione? Cosa ci guadagno? L’idea di investire piccole somme, perché di questo stiamo parlando, per diffondere quei valori che tutti ci lamentiamo siano spariti, non sfiora nessuno? Dobbiamo rassegnarci all’idea di passare dalle partite di pallavolo alle risse per strada, sicuramente più economiche, ma di gran lunga più incivili? Pensateci, indignarsi non basta più, demandare è stato fallimentare, finanziate e controllate come vengono spesi i vostri soldi, scoprireste che ci sono impianti sportivi costati miliardi abbandonati dai comuni, pronti ad indignarsi quando un ragazzo muore per droga, ma incapaci di investire in prevenzione. Meglio investire in repressione e terapia, da più visibilità che investire in prevenzione. Dove ci sono impianti sportivi c’è meno droga, ma questi dati non vengono diffusi, non fanno notizia. Io mi rivolgo ai genitori, ai professionisti, fate qualcosa per la nostra gioventù, sostenete le piccole realtà sportive e controllatele. Una società sportiva è una piccola impresa, che riproduce e risolve i problemi che ci sono nel territorio. Aiutiamola e miglioreremo il territorio.